L’incenerimento dei rifiuti genera quantità significative di residui pericolosi e non pericolosi, gran parte dei quali vengono conferiti in discarica. A ribadirlo è l’ultima ricerca di Zero Waste Europe, dal titolo “Residui da incenerimento: la polvere sotto il tappeto”, uno studio appena pubblicato in cui si evidenzia che tali residui occupano spazi di discarica, spesso anche sotto la discutibile definizione di “attività di recupero”.
Il tutto va ad erodere le fondamenta delle narrazioni “discarica zero” con cui vengono proposti progetti di incenerimento.
Lo studio analizza problemi e criticità legati a gestione, classificazione, monitoraggio e reporting dei residui, tutti meccanismi abusati per sostenere l’argomentazione (fasulla) che “l’incenerimento annulla la necessità di discarica” e include alcune proposte e raccomandazioni alla UE per mettere a posto, nell’ambito della revisione in corso del Pacchetto Economia Circolare, sperequazioni, scappatoie e distorsioni terminologiche che sinora hanno distorto il dibattito sul tema dei residui da incenerimento.
La sintesi del rapporto
Lo studio condotto da Equanimator Ltd mostra che l’incenerimento dei rifiuti urbani genera oltre 12 milioni di tonnellate di ceneri pesanti e circa 2 milioni di tonnellate di residui di controllo dell’inquinamento atmosferico. Inoltre, l’incenerimento e la combustione di tutti i rifiuti genera annualmente tra i 28,4 e i 31,8 milioni di tonnellate di residui. Ciò equivale a una quota tra il 12,6% e il 14,1% della quantità di rifiuti solidi urbani prodotti.
Il rapporto ha rilevato, contrariamente alle affermazioni di incenerimento che eliminano le discariche e di recupero dei relativi residui, che vengono collocati in discarica ogni anno tra gli 11,3 e i 16 milioni di tonnellate di residui di incenerimento . Di questi, circa 6,4 milioni di tonnellate provengono dall’incenerimento dei rifiuti urbani. Il resto dei residui è destinato, nel caso delle ceneri pesanti, alla costruzione di strade o ad altre attività legate all’edilizia e, nel caso dei residui di controllo dell’inquinamento atmosferico, al riempimento delle miniere di sale. Dal momento che questa è spesso definita come un’attività di recupero, ci sono ragionevoli dubbi sul fatto che debba essere classificata come tale, e se possa portare a un movimento di rifiuti oltre i confini mascherato come operazione di recupero. Inoltre, il rapporto ha rilevato problemi significativi relativi alla segnalazione da parte dei paesi in termini di ciò che realmente accade ai residui di incenerimento.
Inoltre, sebbene la maggior parte delle ceneri pesanti sia segnalata come non pericolosa, l’accuratezza di questa segnalazione potrebbe richiedere un esame più approfondito. Ciò conferma i risultati di una recente ricerca empirica indipendente che dimostra che le ceneri pesanti degli inceneritori sono insidiosamente pericolose e non sufficientemente regolamentate.
Il coordinatore del programma per il clima, l’energia e l’inquinamento atmosferico di ZWE, Janek Vahk, ha dichiarato: “Contrariamente alla narrativa del settore, l’incenerimento dei rifiuti genera grandi quantità di residui pericolosi e non pericolosi che spesso vengono conferiti in discarica o utilizzati in operazioni di ‘riempimento’ e in ogni caso riempire uno spazio di discarica significa sostenere notevoli costi di gestione”.
Lo studio avverte che, se nel raggiungere un obiettivo di riciclaggio dei rifiuti urbani del 65%, tutti i rifiuti non riciclati venissero inceneriti, la quantità di residui generati dall’incenerimento sarebbe dell’ordine dell’8% della produzione di rifiuti urbani.
Pertanto, nel pieno rispetto dei principi generali della politica dell’UE e dell’agenda dell’economia circolare, ZWE sostiene che si dovrebbe cercare di ridurre al minimo le discariche riducendo al minimo i rifiuti residui (ovvero riduzione, riutilizzo, raccolta differenziata, compostaggio, riciclaggio e riprogettazione continua di beni, imballaggi, servizi) e non attraverso l’incenerimento, che – oltre a produrre ancora ingenti volumi di materiale da conferire in discarica – può anche causare lock-in operativi, ostacolando così gli sforzi per ridurre al minimo i rifiuti residui.
Infine, lo studio mette in discussione le ragioni per trattare i residui di incenerimento dei rifiuti da incenerimento R1 (recupero di energia) in modo diverso dal trattamento biologico meccanico, escludendo solo il secondo dal calcolo della quantità di rifiuti urbani conferiti in discarica. Esiste una disposizione sbilanciata nella Direttiva sulle discariche, si sottolinea, che consente di dedurre integralmente tutti i residui dalle quantità di rifiuti conferiti in discarica provenienti da inceneritori di rifiuti classificati come R1 (operazione di recupero) – comprese le ceneri e le scorie inviate in discarica, che premia eccessivamente il potenziale effetto utilizzando l’incenerimento R1 come “opzione di minimizzazione delle discariche”.
Janek Vahk: “Questo paradosso si estende anche a ulteriori meccanismi sbilanciati, dato che gli scarti delle operazioni di cernita e delle operazioni precedenti al riutilizzo (che dovranno essere al centro delle strategie dell’UE per la gestione dei rifiuti), saranno segnalati come ‘messa in discarica’ mentre non è il caso delle ceneri da incenerimento portate in discarica”.
In quest’ottica, Zero Waste Europe chiede che la parità di trattamento imponga che tutti i residui risultanti dalle operazioni di recupero dei rifiuti urbani successivamente posti in discarica siano trattati in modo equo. Questo potrebbe essere fatto attraverso:
• una modifica di obiettivo per escludere anche i residui dal trattamento biologico meccanico; o
• una modifica di obiettivo per includere tutti i residui dell’incenerimento – sia R1 che D10 (incenerimento per smaltimento) – che vengono collocati in discarica; o
• Ridefinire l’obiettivo della discarica (in primo luogo, sostituirlo con un obiettivo per limitare la produzione di rifiuti residui) in modo da garantire che la gestione dei rifiuti residui produca il risultato più vantaggioso. Secondo ZWE, questo dovrebbe essere fondamentale nella revisione in corso delle direttive sui rifiuti, in modo da ridurre al minimo tutte le “perdite” di risorse dalla gestione circolare, invece di reindirizzare semplicemente tali perdite dalle discariche agli inceneritori.