Wwf: “Per fermare le alluvioni bisogna investire in natura”

"È indispensabile ridare spazio ai fiumi recuperando aree di esondazione naturale o, laddove questo non basti o non sia possibile, realizzare adeguate casse di espansione. Tutto questo nell’ambito di piani di bacino idrografico che consentano di impostare una corretta pianificazione del territorio soprattutto in funzione della necessità di adattamento ai cambiamenti climatici". Così il Wwf in una comunicato a poche ore di distanza dalle diverse alluvioni che si sono verificate da nord a sud Italia

“Le intense precipitazioni di questi giorni hanno di nuovo messo in ginocchio gran parte del Paese. Sono esondati fiumi, torrenti e canali, una persona ha perso la vita a Bologna dove sono caduti oltre 175 mm d’acqua in poche ore. Un disastro più che annunciato, che si ripete con sempre maggior frequenza e, soprattutto, che si accanisce con particolare violenza su alcune zone, come l’Emilia-Romagna gravemente colpita anche lo scorso anno. È indispensabile ridare spazio ai fiumi recuperando aree di esondazione naturale o, laddove questo non basti o non sia possibile, realizzare adeguate casse di espansione. Tutto questo nell’ambito di piani di bacino idrografico che consentano di impostare una corretta pianificazione del territorio soprattutto in funzione della necessità di adattamento ai cambiamenti climatici”. 

Così il Wwf in una comunicato a poche ore di distanza dalle diverse alluvioni che si sono verificate da nord a sud Italia.

“È indispensabile superare la logica emergenziale – aggiunge l’associazione – per cui ci sono Commissari al dissesto idrogeologico (i governatori regionali), Commissari alla siccità, Commissari alla depurazione delle acque. Non è possibile pensare di ottenere risultati con una simile frammentazione di poteri. Bisogna riportare pianificazione e soprattutto programmazione in capo alle Autorità di bacino, come previsto dalle Direttive Europee, le Regioni hanno in gran parte fallito e non hanno una visione di bacino, l’unica adeguata a una corretta prevenzione e pianificazione della risorsa idrica”. 

“Inoltre, è indispensabile che il Ministero dell’Ambiente renda operativo il Piano di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC) promuovendo piani strategici locali nelle aree più vulnerabili come, ad esempio, la Romagna favorendo interventi di ripristino ambientale e misure basate sulla natura (Nature Based Solutions) e non contro la natura per ridurre la vulnerabilità del territorio, aumentarne la resilienza e ripristinare i servizi ecosistemici. Il PNACC invece da circa un anno, da quando è stato approvato, è stato totalmente abbandonato”. 

Aavendo ristretto l’alveo dei fiumi, costruito ovunque (l’Emilia-Romagna ha il più alto tasso di consumo di suolo nelle aree a rischio idrogeologico), operato una manutenzione che in molti casi ha peggiorato la situazione e a fronte di piogge intense eccezionali le conseguenze devastanti sono inevitabili. Le nostre istituzioni, un po’ a tutti i livelli, a parte qualche promessa di circostanza e gli inviti/ordini a stipulare assicurazioni, non sono impegnate seriamente a favorire un adeguato adattamento del nostro territorio al clima che è cambiato”.

Infine: “Ogni intervento di ripristino e buona gestione del territorio rischierebbe di essere vanificato se non ci affretteremo a rimuovere rapidamente la causa della crisi climatica provocata dalle attività umane, in primis l’uso dei combustibili fossili (carbone, gas, petrolio)”.