La crisi di governo che in questo momento tiene con il fiato sospeso l’opinione pubblica non solo arriva in un momento cruciale per l’emergenza sanitaria legata alla pandemia in atto ed in cui si gettano le basi per la ricostruzione oltre che la conversione ecologica, attraverso il programma Next Generation UE, ma rischia di congelare una serie di appuntamenti ed internazionali su clima, biodiversità e ambiente importantissimi per il futuro delle generazioni attuali e di quelle che verranno. Nell’ultimo periodo (anche da prima della crisi, a dire il vero) sembrano essere spariti dalle agende politiche (ma forse non ci sono mai entrati) gli appuntamenti dove si giocano le sfide ambientali fondamentali oltre che la credibilità internazionale del nostro Paese.
A cominciare dal G20, che si svolgerà a Roma il 30 e 31 ottobre e che vedrà l’Italia assumere a presidenza. Un G20 particolarmente focalizzato sul clima, transizione energetica e natura, preceduto da una specifica sessione su Clima ed Energia prevista a Napoli per il 22 e 23 luglio. Il G20 sarà cruciale per arrivare in modo più sinergico alla COP26 sul Clima che si svolgerà a Glasgow (dal 1 al 12 novembre). Anche in questo caso sono attesi due eventi preparatori italiani: la Youth COP dal 28 al 30 settembre, dedicata appunto ai giovani e, subito dopo, sino al 2 ottobre la pre COP ufficiale, entrambi programmati a Milano, fondamentali proprio per dare voce ai giovani per accelerare l’azione sul clima e fare in modo davvero di limitare il riscaldamento globale sotto 1,5°C.
Il tutto mentre a livello europeo completerà il suo iter la Legge sul Clima, legge quadro che andrebbe messa a punto e approvata anche in Italia, come in moltissimi altri Paesi europei. Il 2021, poi, per le Nazioni Unite sarà Food Year, l’anno del cibo: un tema su cui l’Italia potrebbe (e dovrebbe, vista la cultura agroalimentare che ci caratterizza) avere un ruolo fondamentale. Connesso a questo tema, sebbene ancora non confermato, ad ottobre dovrebbe poi svolgersi a Roma il congresso mondiale FAO-ONU.
E già il primo semestre, la prossima primavera, sarà cruciale per l’agricoltura green a livello europeo visto che le istituzioni comunitarie affronteranno in maniera definitiva la nuova Politica Agricola Comune (PAC): questa potrebbe essere l’occasione per orientare, con i finanziamenti necessari, il Vecchio continente verso l’obiettivo di produzioni agricole più sostenibili armonizzandole a quanto prevede la campagna europea Farm2Fork che si propone proprio il miglioramento della qualità delle produzioni alimentari e il contenimento degli impatti ambientali che questi determinano.
Il 2021 sarà un anno cruciale anche per la biodiversità. Dopo il One Planet Summit tenutosi a Marsiglia lo scorso 11 gennaio, in primavera, ad aprile, a livello europeo si discuterà della strategia comunitaria sulla biodiversità mentre tra settembre ed ottobre, salvo il protrarsi dell’emergenza COVID, a Kunming in Cina è prevista la COP 15 proprio sulla biodiversità. A giugno, inoltre, sempre che l’emergenza sanitaria permetta di organizzarla in presenza, si dovrebbe svolgere Conferenza mondiale sugli Oceani organizzata dalle Nazioni Unite dove certamente le problematiche saranno trattate sia in relazione al cambiamento climatico che alla biodiversità. E sui temi della tutela di specie ed habitat a settembre dovrebbe esserci anche il congresso dell’IUCN, cioè dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura.
Infine il 2021 sarà l’anno in cui dare concretezza agli impegni assunti dall’Italia con la sottoscrizione della Leaders’ Pledge For Nature and People, sottoscritta oltre che dall’Italia da altri 82 Capi di Stato e di Governo, in cui, tra l’alto, i leader mondiali hanno dichiarato: “Faremo in modo che la nostra risposta all’attuale crisi sanitaria ed economica sia verde ed equa e contribuisca direttamente ad un recupero ottimale e alla realizzazione di società sostenibili; ci impegniamo a mettere la biodiversità, il clima e l’ambiente nel suo complesso al centro sia delle strategie e degli investimenti di risanamento per il COVID-19, sia nel percorso per conseguire su scala nazionale e internazionale lo sviluppo e la cooperazione”.
Si tratta di scadenze internazionali in grado di disegnare le politiche ambientali dei prossimi anni. Impegni che il nostro Paese non può permettersi di sottovalutare se vuole essere protagonista dell’auspicata rivoluzione verde che sentiamo citata in tutte le dichiarazioni ufficiali, che fa capolino dalle tabelle di ogni piano ma che, alla prova dei fatti, per trovare una dimensione reale hanno bisogno di stabilità politica ed una larga condivisione degli obiettivi. Come pensiamo di poter realizzare questo impegno, certamente condivisibile, se non focalizziamo l’attenzione su questioni essenziali da cui dipende non una stagione politica o il tempo di una legislatura ma il futuro di noi tutti noi?