“Tagli del PNRR sono senza logica: meno risorse sui fronti caldi della sicurezza del territorio e delle città. Quando ancora sono evidenti le ferite delle ultime alluvioni, è inutile parlare di un piano di prevenzione per contrastare il dissesto idrogeologico e il risanamento del territorio se, invece di aumentare le risorse previste dal PNRR, si riducono di oltre un terzo i già modesti investimenti destinati al dissesto idrogeologico (1,287 mld su 3,61)”. Così il Wwf in una nota in cui critica la decisione del governo Meloni di definanziare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
“Il fronte più caldo per affrontare l’attuale emergenza climatica-ambientale è quella delle città – prosegue il Wwf – ma il governo sembra non accorgersene e azzera i fondi del PNRR, ben 6 miliardi, destinati alla resilienza, alla valorizzazione del territorio, oltre che all’efficientamento energetico dei Comuni. Non solo: si dimezzano (da 6,3 mld a 3,3 mld) i fondi per la rigenerazione urbana e si tagliano 110 milioni dei 530 destinati alla forestazione urbana”.
Ancora: “Sull’energia, se è positivo investire nelle reti elettriche, è molto negativo che si destinino fondi a favore delle reti gas di trasmissione e distribuzione, delle quali l’Italia non ha bisogno, come dimostra il superamento dell’emergenza energetica senza nuove infrastrutture e considerato che si deve andare verso l’elettrificazione per usufruire direttamente dell’energia prodotta con fonti rinnovabili, non certo trasformare la penisola nell’hub del gas europeo”.
Infine: “Sono egualmente negativi, sia il taglio per i progetti innovativi, in particolare per quelli offshore, sia gli investimenti nei biocarburanti nelle raffinerie tradizionali “riconvertite”, combustibili tutt’altro che ecologici e inutili per ridurre le emissioni di CO2 come dimostrano ampie evidenze scientifiche. Per quel che riguarda l’idrogeno nei settori “hard to abate”, occorre un piano complessivo di decarbonizzazione che non dia soldi a pioggia, ma assicuri, dopo una valutazione delle effettive necessità nazionali, da un lato la produzione di idrogeno verde, dall’altro la possibilità concreta di utilizzarlo (sistemi DRI)”.