Per arginare il cambiamento climatico è necessario avviare soluzioni basate sulla natura come il restauro degli habitat degradati possono aiutare ad adattarsi e a mitigare il cambiamento climatico. È questa una delle principali riflessioni sull’ultimo rapporto “Dalla natura un grande aiuto per arginare la crisi climatica”, realizzato in vista di Earth Hour, l’Ora della Terra, l’iniziativa globale del Wwf che attraverso il gesto simbolico di spegnere le luci per un’ora, invita il mondo a mobilitarsi per un futuro più sicuro, giusto e sostenibile, e che quest’anno si terrà il 26 marzo alle 20,30 di ogni Paese.
La crisi climatica non è un problema del futuro, il clima sta cambiando adesso e il nostro Pianeta oggi, non è lo stesso in cui vivevano generazioni precedenti alla nostra. Il Report IPCC dell’Onu ce lo ha detto senza mezzi termini: il riscaldamento globale ha già provocato “danni sostanziali e perdite sempre più irreversibili negli ecosistemi terrestri, d’acqua dolce e marini”. Circa 3,6 miliardi di persone “vivono in contesti altamente vulnerabili al cambiamento climatico”. E se non agiremo subito, entro il 2100 circa il 50-75% della popolazione globale potrebbe essere esposta a periodi di “condizioni climatiche pericolose per la vita” a causa degli impatti estremi.
La nuova necessità che si impone, in aggiunta ai piani di transizione ecologica e energetica, è quella di sviluppare piani di adattamento. Nell’affrontare le grandi sfide globali come cambiamento climatico, sicurezza alimentare e disastri naturali l’uomo non è solo. La natura è sua alleata e quindi le soluzioni basate sulla Natura (Nature Based Solutions- NBS) come tutelare e ripristinare gli ecosistemi naturali, sono uno strumento indispensabile da inserire nel nostro portfolio di azioni per la lotta al cambiamento climatico.
Le Soluzioni Basate sulla Natura sono un concetto studiato e coniato da poco più di dieci anni. Le NBS evidenziano un marcato cambiamento di prospettiva: la componente umana, da beneficiaria passiva degli interventi a favore della natura, assume un ruolo proattivo, andando a ripristinare o gestire gli ecosistemi naturali quale passaggio necessario per affrontare le principali sfide della società. A differenza dell’approccio classico, l’approccio delle Soluzioni Basate sulla Natura permette infatti di apportare benefici sia al benessere umano sia alla biodiversità. Il Wwf definisce le NBS per il clima (NBS4C) come “interventi di conservazione, gestione e/o ripristino degli ecosistemi, progettati con l’intento di generare benefici in termini di adattamento e/o mitigazione del clima, ma che contestualmente producono anche benefici per lo sviluppo umano e la biodiversità”. L’analisi del rapporto costi/benefici rivela inoltre come le NBS4C siano convenienti anche da un punto di vista economico se confrontate con altre tipologie di interventi che non incorporano i servizi erogati dalla natura.
Un recente studio dell’Istituto per la Politica Ambientale Europea (IEEP) commissionato dal WWF, evidenzia come il restauro degli habitat degradati possa garantire l’assorbimento di milioni di tonnellate di carbonio. Un aiuto indispensabile per riassorbire parte della CO2 emessa in passato, a patto che contemporaneamente si azzerino le emissioni dei gas serra che stanno sconvolgendo il sistema climatico. Gli habitat in grado di stoccare le maggiori quantità di carbonio sono: foreste, zone umide, estuari e lagune costiere. In Europa questi habitat sono rappresentati da ambienti come le antiche faggete, la taiga siberiana, le aree umide e le torbiere boscose. Le aree umide, e in modo particolare quelle dove sono presenti le torbiere, a livello globale, contengono circa il 30% di tutto il carbonio organico del suolo, nonostante occupino meno del 10% della superficie terrestre. In maniera analoga, le foreste vetuste hanno una grande importanza, poiché stoccano una quantità di carbonio per ettaro maggiore rispetto alle foreste giovani.
Secondo il WWF il ripristino degli habitat di interesse comunitario, ovvero quelli inclusi nell’Allegato I della Direttiva comunitaria Habitat, potrebbe portare all’assorbimento di circa 84 milioni di tonnellate di carbonio o di circa 300 milioni di tonnellate di CO2 per anno, l’equivalente delle emissioni annue di gas serra di un Paese come la Spagna.
Non si tratta solo di restauro e ripristino ovviamente, ma anche protezione. I fondali marini, ad esempio, costituiscono di gran lunga la fonte più significativa di carbonio organico e, attraverso le Aree Marine Protette, è possibile mantenere a lungo termine gli stock di carbonio in ambiente marino.
Il WWF porta avanti diversi progetti di tutela e ripristino degli habitat anche in Italia, fra questi il LIFE Forestall, progetto finanziato dall’UE che prevede azioni di tutela e ripristino nell’Oasi Wwf di Valle Averto in provincia di Venezia; la gestione dell’AMP di Miramare (in Friuli-Venezia Giulia) e dell’AMP di Torre Guaceto in Puglia con l’obiettivo di creare una rete di Aree Marine Protette coerente e connessa in tutto il Mediterraneo; e il progetto di rinaturazione del fiume Po, inserito dal Ministero della Transizione Ecologica nel pacchetto di attività finanziate dai fondi del PNRR. Il WWF partecipa anche al Progetto Horizon 2020 CLEVER Cities, che vede coinvolte le città di Amburgo, Londra e Milano nell’importante sfida di rinnovare le città applicando soluzioni naturalistiche e innovative.