Diverse Ong insieme ad alcuni rappresentanti dell’industria europea avvertono che le aziende di vendita online potrebbero sfuggire ai nuovi requisiti di sostenibilità dei prodotti Ue, sfruttando le scappatoie concesse al mercato digitale. Un problema che riguarda prodotti tessili, elettronica, mobili, cosmetici e qualsiasi altro prodotto coperto dal regolamento sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili (ESPR), la cui proposta è attualmente in discussione tra Parlamento e Consiglio Ue. A spiegarlo una nota dello European Environmental Bureau che sintetizza la ricerca effettuata da industria e Ong.
Molti prodotti come il tessile e la piccola elettronica, sempre più venduti online, sono per lo più importati da fuori Europa. Lo studio mostra che il rispetto della legislazione esistente su questioni quali la presenza di sostanze chimiche, la responsabilità estesa del produttore e la sicurezza dei prodotti, è sorprendentemente basso. E le nuove leggi proposte dal regolamento ESPR, che dovrebbero moltiplicare i controlli applicati ai prodotti online, non affrontano alcune lacune in materia di responsabilità e applicazione. Questo secondo le Ong mette in dubbio le ambizioni dell’Europa nel raggiungere concreti obiettivi di riparabilità, riciclabilità e bassa tossicità.
“Se l’Europa prende sul serio il suo impegno a rendere i prodotti sostenibili, la norma deve tenere conto che molti dei principali attori del commercio elettronico sposano un modello di business basato sull’elusione della legislazione in materia. I legislatori devono colmare la scappatoie online”, ha affermato Jean-Pierre Schweitzer, vicedirettore delle politiche per l’economia circolare presso l’EEB.
La dichiarazione congiunta delle ONG e dell’industria, che comprende una serie di attori tra cui l’industria tessile, i riciclatori e alcuni rivenditori, incoraggia i responsabili politici europei, che stanno negoziando l’ESPR, a garantire che le future norme si applichino allo stesso modo a tutti i percorsi di acquisto dei prodotti, anche online. Dovrebbero essere stabiliti regimi specifici per i mercati digitali quando vengono importati prodotti dall’esterno dell’Unione Europea.