“Allo stato attuale la produzione di carta in Italia non è soggetta a criticità dovute a carenza di materia prima da riciclo, cioè della carta da macero, tali da giustificarne l’inserimento nella lista delle materie prime critiche. Al contrario, il settore del recupero e riciclo della carta registra da anni un surplus rispetto al fabbisogno del mercato nazionale, che alimenta le esportazioni verso l’estero. Nel 2021 sono state esportate circa 1,3 milioni di tonnellate di carta da macero che hanno contribuito positivamente al raggiungimento degli obiettivi di riciclo. Per questo occorre evitare qualsiasi tipo di misura che introduca restrizioni all’export, perché gli effetti negativi per l’economia del nostro Paese sarebbero consistenti. Un blocco delle esportazioni determinerebbe quindi un grave danno non solo alle imprese del settore, ma anche al raggiungimento degli obiettivi che il Paese si è dato in termini di economia circolare”.
Lo riferisce, in una nota, l‘Unione Nazionale Imprese Recupero e Riciclo Maceri (Unirima).
“La paventata restrizione alle esportazioni della materia prima carta da macero causerebbe un eccesso di offerta rispetto alla domanda interna con un conseguente crollo, senza precedenti, dei prezzi di mercato della carta da macero, generando un amaro paradosso: i produttori dei rifiuti si troverebbero a sostenere dei costi per cedere la carta raccolta anziché averne un guadagno. Il blocco provocherebbe quindi l’aumento dei costi dei servizi di raccolta differenziata. Come descritto nella memoria inviata alle commissioni nell’ambito della conversione in legge, è opportuno ricordare che un livello adeguato dei prezzi dei rifiuti recuperabili, consente non solo alle imprese ma anche ai Comuni di ottenere una maggiore remunerazione dalla raccolta differenziata, con ripercussioni positive sulla tariffa rifiuti a carico degli utenti. In questo delicato contesto in cui gli approvvigionamenti energetici e delle materie prime ricoprono rilevanza strategica, bisogna evitare che interessi particolari vengano rappresentati come interessi nazionali. Il meccanismo virtuoso dell’economia circolare non può essere danneggiato da restrizioni insensate al mercato delle materie prime secondarie/End of waste”.