Zelensky o non Zelensky, forse non è questo il problema. Prima di tutto ci sono le persone, i cittadini, le vittime, milioni di ucraini in pesanti difficoltà, decine di migliaia di ragazzi russi che rischiano la vita. Possiamo fare qualcosa che non sia soltanto partecipare a una manifestazione ogni tanto o rispondere a un sondaggio d’opinione sull’invio di armi. Possiamo fare qualcosa anche se non abbiamo le idee chiare e compatte sull’aiuto militare.
C’è anche un tema importante che potrei definire di solidarietà e iniziativa ambientalista verso l’ Ucraina. L’ambientalismo non è un lusso buono solo per i tempi di pace. Concretamente, nel caso specifico di questa guerra, con l’associazione Eco dalle Città, abbiamo cominciato a scoprirlo e praticarlo aderendo a una richiesta apparentemente minimalista: la campagna di Zero Waste Lviv (Leopoli) per comprare contenitori riutilizzabili per le mense dei profughi, evitando lo spreco economico ed ambientale dell’usa e getta.
Ora con l’appello “Un Aiuto Solare per l’Ucraina” si tenta di fare un salto di qualità. E’ una campagna per la disponibilità e l’uso di accumulatori solari piccoli e medi, indipendenti dalla rete. A scanso di equivoci, non si tratta ovviamente di una scelta ideologica o snobistica, ma di una necessità che può diventare virtù. Da oltre due mesi i black out elettrici sono diventati una costante nella vita degli ucraini, perchè la Russia bombarda le infrastrutture. Il lavoro di riparazione è incessante, ma passa attraverso orari scaglionati di interruzione, o anche nuovi black out improvvisi. Infatti si è puntato molto, e da subito, sui generatori o gruppi elettrogeni per avere energia quando la rete non funziona. I generatori però richiedono diesel o benzina e sono un po’ ingombranti.
I power bank solari cioè le batterie ricaricabili alimentate dai pannelli solari, non solo sono ecologici ( considerazione che può sembrare oziosa in tempo di guerra) ma sono leggeri maneggevoli universali. Quelli piccoli e medi – di cui ci occupiamo nell’appello – non sono potenti, non riescono a risolvere il riscaldamento, gli ascensori e neanche la cottura ma possono risolvere due grandi questioni: la luce e la ricarica dei cellulari. Certo, si possono caricare accumulatori power bank anche solo elettrici ( tipo quelli che usiamo come “batterie esterne” dei cellulari), quindi dalla rete, ma poi dipende dai black out. Con i pannellini solari invece ci si carica con la luce del giorno ( non necessariamente del sole, anche se nuvoloso) e inoltre non si pesa sulla rete, liberando gigawatt per altri scopi.
E’ un po’ strano e un po’ spiacevole che questa parte del ragionamento (quella di alleggerire i consumi quindi il peso sulla rete) sia stata fatta negli incontri tra Von der Leyen e Zelensky per le lampadine a basso consumo e non si sia pensato ai power bank solari. Per le lampadine a basso consumo – che pure erano già abbastanza presenti in Ucraina – è stata fatta una operazione massiccia di invio e sono state distribuite negli uffici postali : 5 nuove Led in cambio di 5 vecchie a incandescenza.
L’appello “Un aiuto solare per l’ Ucraina” parte da alcune piccole sperimentazioni concrete, fatte nelle condizioni peggiori, e cioè nei giorni più corti dell’anno e senza sole. Andrii a Kyev, non avendo la possibilità di esporre il pannello sul balcone, caricandolo con la luce che arriva attraverso le finestre, ha fatto più fatica. Nadya a Leopoli ci è riuscita di più. Ora più si allungano le giornate, anche senza sole, e più questi power bank solari si caricano e sono utili. L’appello è stato promosso da associazioni italiane ed ucraine. In Ucraina non c’ è ancora molta consapevolezza della necessità di questo solare di emergenza, anche perchè chi ha comprato i supereconomici e piccoli solar bank cinesi è rimasto deluso. Bisogna prendere degli apparecchi un po’ più seri, ma stiamo comunque parlando di strumenti (pannello e batteria) che prodotti in serie possono costare anche meno di 60 euro.
Se l’ idea dell’ aiuto solare per l’ Ucraina prenderà piede (aiutateci) sarà uno strumento formidabile per ridurre i disagi e le vulnerabilità della popolazione e per intensificare un dialogo civile internazionale. Non so se in altre guerre ci sia stato un cosi sistematico danneggiamento della rete elettrica. Ma è forse la prima volta che si può rispondere con decine di migliaia di pannelli solari sui balconi.
“Un anno dopo è certamente più chiaro che significa essere uomini e donne di pace. Cosa significa educare alla pace ed essere artigiani di pace. Non è pacifista chi urla slogan a favore della pace, ma chi fa qualcosa di concreto per produrre pace. Non è guerrafondaio chi sostiene che gli ucraini hanno il diritto di difendersi dall’aggressore anche con le armi, ma chi pensa che le armi siano l’unico modo per reagire all’aggressione russa.” (Riccardo Bonacina, direttore di VITA)