Martedì 28 settembre la Commissione ENVI del Parlamento Europeo (Ambiente, Sanità pubblica e Sicurezza alimentare) ha adottato la relazione sulla strategia Ue per ridurre le emissioni di metano, con obiettivi vincolanti per raggiungere i target climatici comunitari in linea con l’Accordo di Parigi. Il documento, che ha ricevuto 61 voti favorevoli, 10 contrari e 7 astensioni, chiede che la Commissione Europea proponga nuovi strumenti di regolamentazione ed indirizzo in materia, coprendo tutti i settori responsabili delle emissioni di quello che è un gas climalterante 84 volte più potente della CO2 nel breve periodo.
La strategia riguarda dunque anche l’economia circolare e la gestione rifiuti. Per il settore, la Relazione, nella sua versione finale adottata, chiede alla Commissione di rivedere il Landfill Cap, ovvero l’obbligo per gli Stati membri di limitare entro il 2035 al 10% o meno la quantità di rifiuti urbani da collocare in discarica rispetto al totale prodotto in un dato anno, e di e stabilire nuovi obiettivi per limitare la produzione di rifiuto residuo nella revisione (prevista per il 2024) della Direttiva sui Rifiuti e della Direttiva sulle Discariche.
Tali richieste riecheggiano le critiche sollevate da molti, sulla contraddizione tra Landfill Cap, strategie di lotta al cambiamento climatico, ed economia circolare. Secondo Zero Waste Europe questo rappresenta una “ulteriore svolta fondamentale” che “depotenzia ancora di più il ruolo dell’incenerimento come strumento per minimizzare la discarica”.
“Il Rapporto approvato dall’Europarlamento – spiega il network europeo – fa propri alcuni concetti e richieste avanzate da ZWE da tempo: in particolare chiede alla Commissione, e per la seconda volta in pochi mesi (la prima fu nel voto del Febbraio scorso sul Circular Economy Action Programme), di rivedere radicalmente il ‘Landfill Cap’ al 10%“.
Più nel dettaglio Zero Waste spiega che gli emendamenti adottati dall’Europarlamento ed accolti nella versione finale della relazione chiedono:
– di modificare il Landfill Cap, sostituendolo con un ‘residual waste cap’ (limite alla produzione di rifiuto residuo) in kg per abitante, e/o con un Landfill Cap espresso nello stesso modo (e non in percentuale) onde consentire di conseguirlo anche con la combinazione di riduzione, riuso, riciclo, compostaggio;
– di rafforzare piuttosto l’obbligo di pretrattamento, ancora disatteso in vari Paesi (non in Italia) e che, in un’epoca di decarbonizzazione, è il migliore modo per ridurre le emissioni di gas serra dalla gestione del RUR (come evidenziano molti studi, la biostabilizzazione tendenzialmente annulla le potenziali emissioni di metano, ma, a differenza dell’incenerimento, non rilascia CO2 fossile);
– di sottolineare il ruolo della raccolta differenziata dell’organico e delle altre frazioni biodegradabili, come opzioni prioritarie per la minimizzazione delle emissioni da discarica;
–di confermare l’annullamento di qualunque programma di finanziamento all’incenerimento, e sottolineare il ruolo sempre più residuale dell’incenerimento nella gerarchia UE; il che non ne fa una delle opzioni preferibili nelle strategie di minimizzazione del metano.
“Per tutto questo, sottolinea ZWE, è quantomeno avventato proporre pianificazioni sulla base del Landfill Cap, basandosi ad esempio sulla formula 100-65-10, a più riprese proposta per calcolare impropriamente un ‘25% di necessità di incenerimento’. Il Landfill Cap al 10%, oltre ad essere lontano nel tempo, è possibile, anzi sempre più probabile, che venga rivisto nella revisione di medio termine del Pacchetto Economia Circolare, anche perché non è sostenuto dalle evidenze raccolte negli studi che accompagnano la Landfill Directive”.