Lunedì 8 febbraio nel corso dell’incontro on line con la stampa, l’eurodeputata Simona Bonafè ha anticipato i punti di forza del Piano di azione per l’economia circolare che sarà votato oggi alle 13, di cui lei stessa è relatrice ombra. Rispondendo alle domande dei giornalisti, Bonafè ha cercato di individuare il ruolo dell’Italia nell’attuazione dell’Action Plan, soffermandosi tra le altre cose sulle problematiche del nostro Paese rispetto al sistema impiantistico (impianti di compostaggio in particolare) e sull’applicazione degli appalti verdi, “volano per l’economia circolare”.
Per l’eurodeputata il Piano “che destina 37% dei fondi dei finanziamenti a progetti per la lotta al cambiamento climatico e vuole raggiungere gli obiettivi del green deal entro il 2050, è un’opportunità per promuovere l’economia circolare come driver per la ripresa dopo il Covid”. E aggiunge : “L’economia circolare si misura da come evito i rifiuti. Con questo nuovo Piano il Parlamento chiede alla Commissione di legiferare a favore di prodotti sempre più sostenibili, con l’estensione dell’ecodesign, l’applicazione delle etichette verdi, la riparabilità e gli appalti verdi con obiettivi minimi obbligatori”.
Bonafè precisa che “se con il precedente abbiamo puntato al riciclo e al riutilizzo, questo Piano propone un salto di qualità con la prevenzione dei rifiuti”. E chiarisce ancora una volta la sua posizione rispetto agli impianti di incenerimento: “bisogna applicare la gerarchia dei rifiuti”.
Come si conciliano le novità con la situazione italiana
Bonafè ribadisce l’importanza del limite di conferimento in discarica, fissato nel pacchetto di direttive sull’economia circolare approvato nel 2018, ma sottolinea la necessita di una legislazione adeguata per avere sul mercato prodotti sempre più sostenibili con etichette ambientali e il diritto alla riparazione. “Per quanto riguarda gli impianti parlerei più che altro di infrastrutture, oltre che degli impianti. Penso in particolare a quelli di compostaggio e al gap che il nostro Paese ha con situazioni diverse da zona a zona, non necessariamente tra Nord e Sud. Penso che questi impianti vadano realizzati perché sono proprio a supporto dell’economia circolare.”
E sugli appalti verdi chiediamo all’eurodeputata – che sottolinea come la normativa italiana di settore sia tra le più sfidanti e le più moderne – se nel Piano è prevista un’azione dedicata alla formazione dei soggetti preposti all’applicazione delle norme sul Green Public Procurement, che dà spazio all’economia circolare nell’acquisto di beni e servizi per la pubblica amministrazione attraverso i Cam (Criteri ambientali minimi) da inserire nei bandi.
Ricordiamo infatti che nel 2019, presentando il Rapporto sulla violazione del Codice degli appalti, l’allora presidente Anac, Raffaele Cantone, si pronunciò anche sull’applicazione deludente degli appalti verdi pubblici nel nostro paese: “Alziamo l’asticella, ma se facciamo saltare i nani è chiaro che non ci riusciremo”. Bonafè dice che “gli appalti verdi sono un grande tema di cui discutiamo poco. Eppure è un volano per fare in modo che l’economia circolare possa assumere sempre più un peso specifico nel nostro sistema economico. Il Parlamento europeo dà delle indicazioni e abbiamo chiesto alla Commissione di fissare obiettivi minimi obbligatori in tutta l’Europa in modo da creare un mercato delle materie prime seconde, utilizzando anche tutti gli altri strumenti oltre agli appalti verdi”.
E sull’applicazione in Italia del GPP dice: “Al momento non sono informata sugli indicatori degli appalti verdi nel nostro paese. Ma se mi chiede un parere personale dico che si può fare di più. Come Parlamento chiediamo che ci siano di più obiettivi minimi. Staremo a vedere la proposta legislativa che presenterà la Commissione”.