ClientEarth, Legambiente, Lipu-BirdLife Italia, WWF Italia e Greenpeace Italia hanno presentato in queste ore un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica per chiedere l’annullamento del decreto del Ministero della Transizione Ecologica – emanato lo scorso marzo in accordo con il Ministero della Cultura – che dà parere positivo circa la compatibilità ambientale del progetto Teodorico, finalizzato alla ricerca di idrocarburi al confine con un’area marina protetta alla foce del Delta del Po, patrimonio dell’UNESCO.
Il progetto, promosso dalla società Po Valley Operations PTY LTD, sarebbe composto da una piattaforma di sfruttamento del gas, due pozzi e due condutture. La nuova piattaforma si collegherebbe a un’altra già esistente, gestita da ENI. Teodorico sorgerebbe al confine con l’area marina protetta “Adriatico nord veneziano – Delta del Po”, istituita di recente per la conservazione di specie protette come il tursiope e la tartaruga marina.
Le autorità italiane hanno proposto quest’area come Sito di Importanza Comunitaria (SIC), o “sito Natura 2000”, ai sensi del diritto UE. Secondo una legge introdotta nel 2010, le attività di ricerca offshore di idrocarburi sono vietate entro 12 miglia dal confine con aree marine protette. Per questa disposizione, dunque, l’autorizzazione concessa al progetto Teodorico andrebbe contro il diritto nazionale e comunitario.
«Il parere positivo dato a questo progetto di ricerca di gas che avverrebbe al confine di un’area protetta, e senza nemmeno valutare che impatto potrebbe avere su di essa, è incomprensibile ed è una palese violazione della normativa nazionale e comunitaria sulla protezione della natura», affermano le organizzazioni ambientaliste. «Le autorità italiane hanno l’obbligo di proteggere il patrimonio naturale del Paese non solo per l’importanza storica ed economica che ricopre, ma anche per il ruolo cruciale che gioca nella salvaguardia del nostro futuro. Due crisi parallele minacciano la vita sulla Terra: la crisi climatica e la perdita di biodiversità. Dare la priorità all’esplorazione dei combustibili fossili rispetto alla protezione della fauna selvatica le aggrava entrambe».
Il progetto Teodorico è già stato accolto da proteste pubbliche e da critiche provenienti da tutto lo spettro politico. Un ricorso è già stato presentato dalla direzione del Parco regionale del Po, da nove comuni e dalla Provincia di Rovigo.
Si teme inoltre che questo progetto contribuisca ad aumentare ulteriormente il rischio di subsidenza, il progressivo sprofondamento del terreno che già avviene a un ritmo allarmante a causa dello sfruttamento dei combustibili fossili in atto nella regione.
Il via libera a Teodorico è infine incoerente con lo sviluppo del piano (c.d. Pitesai) finalizzato a identificare, sul territorio nazionale, le aree idonee per i progetti legati allo sfruttamento degli idrocarburi. Mentre il piano è in fase di sviluppo, tutte le attività di ricerca e prospezione sono sospese. Sebbene la sospensione non riguardi direttamente il progetto Teodorico, il piano potrebbe rivelare – in attesa del rilascio della concessione di coltivazione di Teodorico – che il sito non è idoneo all’esercizio delle relative attività.