Si conclude in maniera deludente secondo Greenpeace la terza sessione del Comitato Negoziale Intergovernativo (INC3) per un Trattato globale sulla plastica, riunitosi a Nairobi nella sede del Programma delle Nazioni Unite dal 13 al 19 novembre. I negoziatori hanno tempo fino alla fine del prossimo anno per raggiungere un accordo, che però sembra non avere le giuste premesse secondo gli ambientalisti.
“La plastica danneggia direttamente ciascuno degli 8,1 miliardi di abitanti di questo fragile pianeta, ma i nostri leader hanno scelto, nei fatti, di considerare le aziende petrolchimiche come gli unici portatori d’interesse degni di ascolto – dichiara Graham Forbes, capo delegazione di Greenpeace ai negoziati – Se vogliamo proteggere il nostro clima, la nostra biodiversità e la nostra salute, dobbiamo ridurre la produzione di plastica almeno del 75% entro il 2040: questo è indiscutibile, ma oltre la metà del tempo a disposizione per i negoziati è già trascorsa e stiamo procedendo verso il fallimento. I governi stanno permettendo agli interessi legati ai combustibili fossili di guidare i negoziati verso un trattato che, senza alcun dubbio, aggraverà la crisi climatica e accelererà un cambiamento climatico incontrollato”.
“Dobbiamo trovare una soluzione senza consentire ai produttori di petrolio e gas di dettare i termini della nostra sopravvivenza – prosegue Forbes – Abbiamo un anno per invertire questa tendenza e assicurarci di celebrare il nostro successo collettivo, anziché condannarci a un futuro oscuro e pericoloso. Questo fallimento deve essere un campanello d’allarme per i governi che rappresentano miliardi di persone colpite dall’inquinamento da plastica in tutto il mondo. Quando i negoziati riprenderanno in Canada ad aprile 2024, i nostri leader dovranno essere pronti a dimostrare un livello di coraggio e leadership che non abbiamo ancora visto”.