Sabato 16 settembre, nell’ambito della Settimana europea della mobilità sostenibile, partirà alle ore 15:00 presso il motovelodromo Fausto Coppi di Torino la prima Velo Parade. Sarà un evento dedicato alla mobilità sostenibile in tutte le sue declinazioni e alla tutela ambientale. Diverse le realtà coinvolte per la realizzazione di questa iniziativa, tra queste anche Fridays For Future. Abbiamo intervistato Alessio, attivista del movimento ambientalista, che ci ha raccontato la sua visione sulla mobilità. Di seguito quello che ci ha raccontato
Partiamo da un dato: una mobilità incentrata sul trasporto privato e a combustione è letteralmente mortale, perché l’alta velocità, gli incidenti, l’inquinamento sono tutti fenomeni (evitabili) che provocano ogni anno un numero svariato di vittime. Si stimano 900 morti premature all’anno a Torino per l’inquinamento.
Mediamente abbiamo 20 mila vittime da incidenti stradali. Quasi 2000 in Piemonte. La mobilità sostenibile dunque è prima di tutto una necessità, una questione di sicurezza e di diritto al muoversi in sicurezza. Molto spesso le accuse mosse verso chi pretende mobilità sostenibile parlano di “ideologia green”, ma di fronte a questi numeri porsi contro la mobilità sostenibile è la vera ideologia (miope).
Spesso i “ciclisti” vengono contrapposti agli “automobilisti” in una specie di lotta tra mezzi che non dovrebbe esistere. Se da un lato ci sono per fortuna molte possibilità di muoversi senza utilizzare la macchina propria, dall’altro, per alcune persone a volte può risultare difficile, sia per l’assenza di piste ciclabili connesse e sicure, sia per l’assenza di un sistema di trasporto pubblico efficace e veloce.Noi vorremmo dare a tutti la possibilità di scegliere di non usare la macchina, e a questo necessario risultato si può arrivare unendo un cambiamento culturale e un cambiamento del sistema dei trasporti e della mobilità.
Sulle piste ciclabili, su cui purtroppo spesso viene fatta shit-storm.
- Ogni mezzo dovrebbe avere il suo spazio ben delimitato e identificato: pedone, ciclista, autobus, e poi auto. Mischiare, come spesso si fa, pedoni e ciclisti, con le piste ciclo-pedonali, mette in pericolo sia i ciclisti sia i pedoni.
- Le piste ciclabili devono poi essere disegnate per essere fruibili, invece si vedono spesso angoli retti e a gomito, strettoie, alberi e pali in mezzo. Una pista ciclabile non è solamente l’insieme di due strisce bianche tracciate per terra, ma dev’essere percorribile con agilità, comodità e velocità. Se la ciclabile è fatta bene ci si può permettere anche di andare a 20 km/h in sicurezza.
- Inclusività e accessibilità: molte piste ciclabili sono poi strette e piene di ostacoli, questo le rende impraticabili per chi ad esempio si muove con cargo-bike o con bici pensate per chi ha disabilità.
Piste ciclabili ampie e sicure e corsie riservate per gli autobus. Questa è la combo. Toglie spazio alle auto? Certo, ma di questo spazio non ce ne dovrà più essere bisogno, perché l’obiettivo è progettare una città in cui la maggior parte delle persone non abbiano più bisogno di una macchina privata. Non si tratta di abolire la macchina, ma di cambiarne la concezione di uso, perché quella attuale è semplicemente insostenibile.Torino poi ha uno dei più alti tassi di motorizzazione d’Europa, questo vuol dire che ci sono letteralmente troppe auto e non abbiamo lo spazio per ospitarle tute. Avere un sistema di trasporti evoluto farà sì che non ci sarà più bisogno (per molte persone) di usare la macchina: questo vuol dire strade più libere, meno ingorghi, bus più veloci. Giova a tutti, anche a chi è costretto per necessità ad utilizzare la macchina.
È anche un grande investimento in termini economici, certo, ma la mobilità insostenibile ha un elevatissimo costo sociale in termini di manutenzione delle strade, incidenti e ospedalizzazioni.