Questa mattina (mercoledì 17 gennaio, ndr), a Torino, si è svolta una conferenza stampa in piazza Palazzo di Città, di fronte al Comune, per fare il punto sulla libertà di espressione e il diritto di manifestazione. Moderati da Bianca di Extinction Rebellion, hanno preso parola gli avvocati Gianluca Vitale e Roberto Capra, l’ex magistrato Livio Pepino, la professoressa Alessandra Algostino (docente di Diritto Costituzionale presso l’Università di Torino) e Roberto Mezzalama, presidente di Torino Respira.
A suscitare preoccupazione, il sempre più frequente ricorso da parte delle Questure a misure di prevenzione del codice antimafia (come il foglio di via o l’avviso orale) in risposta alle manifestazioni di protesta di diversi movimenti e collettivi italiani. Misure che costituiscono una limitazione del diritto di spostamento e di manifestazione in città diverse da quella di residenza, impattando fortemente sulla vita di chi ne è oggetto. Previste dalla legge 59 del 2011, nota come Codice Antimafia, e pensate per il contrasto alla criminalità organizzata, vengono adesso utilizzate in maniera illegittima e impropria nei confronti di persone incensurate che partecipano a svariate manifestazioni di protesta “Fogli di via e avvisi orali sono provvedimenti amministrativi, di esclusiva competenza del Questore, che le può dare in autonomia, senza che vi sia la possibilità di esporre i fatti e senza la valutazione di un magistrato” riporta l’avvocato Capra. Una tendenza che si concretizza, di fatto, in un allontanamento di chi esprime dissenso e in un restringimento degli spazi di manifestazione.
L’ormai frequente utilizzo di misure di prevenzione si affianca inoltre al numero sempre crescente di denunce sproporzionate rispetto alla reale rilevanza penale dei fatti commessi. “Ormai in tutta Italia ogni volta che viene condotta un’azione di sensibilizzazione su questi temi la polizia non solo interviene immediatamente per impedirla o interromperla, ma identifica e denuncia tutte le persone presenti; anche con ipotesi di reato fantasiose ed infondate, tanto che a volte è la stessa magistratura inquirente a riconoscere l’infondatezza delle denunce” comeafferma l’avvocato Vitale. Ne sono un esempio le numerose denunce e fogli di via notificati nelle ultime settimane a Extinction Rebellion. A queste si aggiungono i sempre più frequenti episodi di uso immotivato della forza da parte delle forze dell’ordine nei confronti di manifestanti, come ad esempio le cariche agli studenti a Torino il 3 ottobre 2023 in occasione della visita di Giorgia Meloni, o a Roma il 22 dicembre 2023 in piazza Montecitorio durante un corteo degli studenti medi. “Il diritto di riunione è fondamentale in una democrazia, esprime le istanze di partecipazione e pluralismo che ne costruiscono il fondamento e la struttura portante. Oggi è diffusa la tendenza a ragionare di manifestazioni non autorizzate, ma la riunione, in quanto diritto, non necessita di alcuna autorizzazione, semplicemente, quando si svolge in luogo pubblico, è previsto un preavviso all’autorità di pubblica sicurezza” come sottolinea la professoressa Algostino. Il riferimento è anche alle parole del prefetto di Torino, Donato Giovanni Cafagna, che all’indomani degli incidenti di ottobre aveva rilasciato un’intervista in cui asseriva che le cariche della polizia fossero “un atto dovuto” poiché “non c’è stata nessuna richiesta di autorizzazione da parte dei manifestanti”.
Di fronte a tutto questo, diversi ministri del governo, insieme ad alcuni governatori regionali e sindaci delle principali città italiane, continuano a inveire pubblicamente invocando il carcere per chiunque dissenta. Tuttavia, emerge un’altra risposta dalla società civile. “Da anni i movimenti climatici portano avanti le loro manifestazioni in modo pacifico e nonviolento, utilizzando i loro corpi e la loro intelligenza per portare un messaggio di urgenza a quante più persone possibili” dichiara Roberto Mezzalama, uno dei promotori della petizione su change.org firmata da migliaia di persone, compresi molti docenti universitari di UniTo e del Politecnico, in difesa della libertà di manifestazione e in solidarietà ai movimenti climatici. E in dicembre, una cinquantina di docenti dell’Università Ca Foscari di Venezia avevano firmato un appello pubblico a non criminalizzare la protesta. Mentre i tribunali si intasano e lievitano i costi per contestare provvedimenti illegittimi e ai limiti della costituzionalità, la conferenza stampa di oggi ci pone una domanda chiara: è ancora possibile dissentire in questo paese?