Mercoledì 12 luglio il Parlamento europeo deciderà se approvare il provvedimento sul ripristino degli habitat naturali, uno dei progetti fondamentali nell’ambito del Green Deal, il grande piano per la transizione ecologica di Bruxelles. Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea, spiega in un’intervista a La Repubblica che c’è un altissimo rischio che il provvedimento naufraghi a causa del Ppe, il partito di maggioranza in Aula, portandosi con sé tutta la transizione verde.
“Abbiamo sempre saputo che la destra più radicale era contro”, mentre “dal 2020 il Ppe ci ha sempre detto che loro erano essenzialmente d’accordo – spiega Timmermans – Invece Anzi ci hanno ringraziato per la nostra proposta sulla ‘natura’. Ad un certo punto c’è stato un cambiamento netto perché rifiutano totalmente il confronto”.
Secondo il vicepresidente della Commissione i nazionalismi hanno cambiato gli equilibri: “Forse per quello che è accaduto nelle elezioni in Finlandia e soprattutto in Italia, dove il centrodestra adesso vede un’alleanza soprattutto con la destra più radicale. Se il Ppe pensa di governare in futuro con l’estrema destra pur di stare al governo, si ricordino che i partiti radicali vogliono fermare il progetto europeo. Con la destra radicale non si risolvono i problemi“.
Secondo Timmermans la partita è gravemente compromessa: “Ho chiesto quali fossero i punti di disaccordo. Mi hanno parlato di una decina di punti. Ho risposto: ok, discutiamone. E loro hanno semplicemente detto che non vogliono parlarne e pretendono che la Commissione ritiri questa proposta. E io ripeto loro: perché allora non avanzate voi una proposta?”.
Eppure non demorde: “Io devo battermi per una proposta della Commissione essenziale per mantenere l’obiettivo di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030. Dobbiamo mettere in grado la ‘natura’ di aiutarci. Quello che mi dà pena e che trovo molto difficile da capire è la linea del centrodestra, che non capisce che la crisi climatica e della biodiversità è più importante delle differenze politiche. Dobbiamo trovare dei compromessi. Negli ultimi tre anni lo abbiamo fatto e a un certo punto tutto è saltato”.
Secondo il vicepresidente il 12 luglio serve un segnale chiaro: “Ho bisogno di un voto positivo per andare in questa direzione, mediando e discutendo. E so bene che molti popolari sono pronti a discutere”.