Tessile, le imprese di riuso e riciclo chiedono un’azione urgente all’Ue per evitare il collasso

L'allarme è stato lanciato da alcune delle principali realtà del settore, che giovedì 20 febbraio si sono ritrovate davanti al Parlamento Ue per evidenziare l'urgenza della questione. La manifestazione ha riunito le principali parti interessate, tra cui gli operatori RREUSE, Ressources, Emmaüs Europe e TESS GEIE, alcune Ong e diversi membri del Parlamento europeo di Verdi, PPE e Renew. "L'afflusso di moda usa e getta, e quindi di indumenti di bassa qualità, sta travolgendo i sistemi di recupero. Siamo estremamente preoccupati per il futuro delle imprese sociali e verdi in tutta l'Ue"

Senza un intervento immediato dell’Unione europea, l’industria del riuso e del riciclo del tessile rischia il collasso. È questo l’allarme lanciato da alcune delle principali realtà del settore, che giovedì 20 febbraio si sono ritrovate davanti al Parlamento Ue per evidenziare l’urgenza della questione, allestendo un’imponente montagna di tessuti scartati e ricreando una linea di smistamento.

La manifestazione ha riunito le principali parti interessate, tra cui gli operatori RREUSE, RessourcesEmmaüs Europe TESS GEIE, alcune Ong e diversi membri del Parlamento europeo di Verdi, PPE e Renew. È stata presentata una piattaforma “per discutere le sfide del settore tessile e proporre soluzioni tangibili per sostenere l’economia sociale e circolare“, a cui son seguiti degli incontri con funzionari chiave della della Commissione europea e con il gabinetto del vicepresidente esecutivo Mînzatu.

La crisi che si dispiega

La nota congiunta pubblicata a margine della manifestazione spiega che “i raccoglitori del tessile e gli operatori di smistamento stanno lottando con volumi esorbitanti di articoli riutilizzabili – alimentato da rapidi rinnovi delle collezioni e miliardi di piccole spedizioni online ogni giorno – ma mancano di opzioni praticabili per processarli”. Lo stoccaggio non è una soluzione sostenibile e l’infrastruttura di riciclo sta arrivando al punto di rottura.

“L’afflusso di moda usa e getta, e quindi di indumenti di bassa qualità, sta travolgendo i sistemi di recupero – spiega Neva Nahtigal, direttore di RREUSE – Siamo estremamente preoccupati per il futuro delle imprese sociali in tutta l’Ue. È necessaria un’azione urgente per prevenire il collasso dell’intero settore, che fornisce decine di migliaia di posti di lavoro locali, verdi e inclusivi”.

Il declino della qualità dell’indumento si traduce in tassi di riutilizzo più bassi e in volumi più elevati di tessuti inceneriti, spiegano gli operatori. Una tendenza aggravata dall’aumento dei costi energetici e dall’inflazione. Allo stesso tempo, il settore dell’usato deve affrontare una concorrenza sleale da parte dei produttori di moda ultraveloce, che sfruttano scappatoie – come le esenzioni doganali su pacchi sotto i 150 euro – per inondare il mercato con tessuti di produzione a buon mercato e insostenibili.

La crisi si manifesta quindi in tre modi principali. Economico: i centri di smistamento chiudono, portando a perdite di posti di lavoro e investimenti persi. Sociale: migliaia di posti di lavoro nelle imprese sociali – molte delle quali sostengono le comunità vulnerabili – sono a rischio. Ambientale: i tessuti riutilizzabili e riciclabili vengono inceneriti, causando gravi danni ambientali.

 Un invito all’azione immediata

“L’Europa deve urgentemente adottare misure per rimediare alla mancanza di responsabilità dei produttori tessili“, ribadiscono gli operatori del riuso, che chiedono un piano d’azione immediato, compresi meccanismi di finanziamento per sostenere il settore fino a quando i sistemi EPR non saranno pienamente operativi.

“Gli attori dell’economia sociale sono pionieri dell’economia circolare, riutilizzando i beni invece di distruggerli. Oggi non possiamo permetterci di pagare le conseguenze della sovrapproduzione globale. I produttori e i marketer devono accettare le conseguenze delle loro azioni e sostenere economicamente le nostre azioni”, sottolinea Eve Poulteau, amministratore delegato di Emmaüs Europe.