Tavolo sull’auto di Von der Leyen, Silvestrini: “Stop a diesel e benzina non è in discussione”

Alcuni voci, veicolate sopratutto dai media italiani, lascerebbero intendere che il cosiddetto "tavolo Von der Leyen" sull'auto possa prevedere un cambio di direzione sugli obiettivi green del comparto. In buon sostanza non sarebbe così impossibile che la presidente della Commissione Ue, avendo avocato a sé il piano d’azione industriale europeo del settore automotive, proponga di riconsiderare lo stop ai motori diesel e benzina dal 2035. Ma è davvero questo l'obiettivo del tavolo o si tratta di una lettura forzata? Ne abbiamo parlato con Gianni Silvestrini, Direttore Scientifico del Kyoto Club

Alcuni voci, veicolate sopratutto dai media italiani, lascerebbero intendere che il cosiddetto “tavolo Von der Leyen” sull’auto possa prevedere un cambio di direzione sugli obiettivi green del comparto. In buon sostanza non sarebbe così impossibile che la presidente della Commissione Ue, avendo avocato a sé il piano d’azione industriale europeo del settore automotive, proponga di riconsiderare lo stop ai motori diesel e benzina dal 2035. Ma è davvero questo l’obiettivo del tavolo o si tratta di una lettura forzata? Ne abbiamo parlato con Gianni Silvestrini, Direttore Scientifico del Kyoto Club.

Cosa ci si può aspettare dal “dialogo strategico sull’industria automobilistica europea” che Von der Leyen vuole convocare? 

Von der Leyen ha annunciato che ‘convocherà personalmente questo dialogo strategico con l’obbiettivo di garantire un futuro delle automobili in Europa’. L’Ue si trova stretta tra gli Usa che si sono dati strumenti forti per sostenere la transizione elettrica delle auto e la Cina che è al momento leader sul fronte della mobilità elettrica. Ma questo contesto difficile potrebbe dare all’Europa la possibilità di recuperare terreno nella corsa alle tecnologie pulite. L’IRA di Biden (Inflation Reduction Act, il maxi investimento da 2 trilioni di dollari su economia e ambiente) ha trasformato gli Stati Uniti in un leader industriale nel campo del clima. Un accordo industriale pulito veramente ambizioso nell’Unione europea potrebbe avere lo stesso impatto. Questo risultato però sarebbe ottenibile, come ha indicato il rapporto Draghi, solo con un comune sforzo anche finanziario eccezionale.

Eppure si vocifera la possibilità che venga messa in discussione la fine dell’endotermico al 2035…

Malgrado le pressioni di alcuni paesi, come l’Italia, non ci sono segnali al momento che questo obbiettivo venga rivisto dalla nuova Commissione. La squadra appena nominata – Tzitzikostas, Hoekstra, Ribera – è stata chiara: non si cambiano le regole del gioco nel bel mezzo della partita.

Secondo alcuni report, le politiche attuali sulla mobilità elettrica (Europa e Usa) sono forse appena sufficienti per l’obiettivo climatico di 1,5°C. E’ così?

Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia nel 2024 più di un’auto su cinque venduta sarà elettrica. Questa spinta sarà essenziale nella decarbonizzazione del trasporto stradale, che rappresenta circa un sesto delle emissioni globali. Le emissioni di CO2 delle automobili potranno quindi essere coerenti con lo scenario Net Zero Emissions entro il 2050. Perché ciò avvenga occorre però che si riducano i costi dei nuovi modelli favorendo una diffusione significativa anche nei paesi in via di sviluppo ed in quelli emergenti.

Questo potrebbe condizionare le politiche di altri comparti come l’edilizia o l’industria?

Ciascun comparto presenta caratteristiche diverse e va affrontato con politiche adeguate. La diffusione della mobilità elettrica potrà però favorire la gestione delle reti con un’elevata quota di rinnovabili grazie a soluzioni come Vehicle to Grid.

Avrebbe senso porsi obiettivi diversi e più stringenti per la sola mobilità nelle città?

Certo il ruolo delle città sarà importante. Pensiamo ad esempio alla recente decisione di Parigi di precludere l’accesso dei Suv nel centro della città, fatte salve esigenze particolari, e di introdurre tariffe molto salate, 18 euro all’ora per i Suv più ingombranti.

E’ davvero possibile fermare la transizione elettrica? 

Si tratta solo di follie insensate nella testa di qualche politico retrogrado. La corsa della mobilità elettrica è ormai inarrestabile.