Sono stati i sindacati a scoprire nella Manovra del governo il taglio di 4,6 miliardi, pari all’80% del totale, al Fondo Automotive, che ha lasciato nello sconcerto più totale industria e lavoratori. Si tratta di una misura introdotta a novembre del 2022 dall’allora governo Draghi: un “Fondo per la transizione verde, la ricerca, gli investimenti del settore automotive e per il riconoscimento di incentivi all’acquisto di veicoli non inquinanti” pari a 8,7 miliardi, che sarebbe dovuto scadere nel 2030. In base alla nuova legge di bilancio si trova adesso pesantemente definaziato, arrivando a soli 200 milioni per gli anni 2025-2026-2027 e così via fino al 2030. Il taglio totale è di 4,6 miliardi sui 5,8 miliardi rimasti.
“Le Segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm esprimono profonda preoccupazione e ferma contrarietà per la recente decisione del governo nella Legge di Stabilità di tagliare al fondo automotive, istituito dal precedente Esecutivo – si legge. in una nota congiunta dei sindacati – In un momento in cui l’intero comparto automotive si trova in una fase di profonda trasformazione e crisi, risulta fondamentale un forte sostegno per garantire la competitività del settore, la difesa dell’occupazione e l’innovazione tecnologica, indispensabile per affrontare le sfide del futuro”.
“Si ignora così un intero settore e le richieste di oltre 20.000 lavoratori – proseguono Fim, Fiom e Uil – che lo scorso 18 ottobre hanno partecipato allo sciopero nazionale e alla manifestazione di Roma per chiedere un supporto concreto. Questa mobilitazione, anziché trovare ascolto e una risposta positiva, è stata seguita da un provvedimento che va nella direzione opposta a quella auspicata, mettendo a rischio il futuro di migliaia di famiglie e la sopravvivenza di una filiera strategica per il Paese“.
“Come segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm, chiediamo che i 5,8 miliardi del fondo dell’auto vengano non solo ripristinati, ma anche incrementati, in linea con le necessità attuali e con quanto si dovrà ottenere anche a livello europeo, per sostenere una giusta transizione ecologica e occupazionale. Per questo, ribadiamo l’urgenza di una convocazione ufficiale da parte della Presidenza del Consiglio, con la partecipazione delle segreterie di Fim, Fiom, Uilm, dei vertici di Stellantis e delle aziende della componentistica, affinché si possa discutere insieme delle misure necessarie per salvaguardare l’industria automobilistica italiana e i suoi lavoratori”.