È una inedita forma di protesta quella di Legambiente, WWF Italia, Kyoto Club, AzzeroCO2, Fillea Cgil Roma e Lazio, Forum Disuguaglianze e Diversità e InsulaNet e altre associazioni in piazza, davanti al Ministero dell’Economia e delle Finanze, per celebrare il Requiem per il Superbonus e ribadire il grave errore che il Governo Meloni sta commettendo. È la veglia funebre, con fiori alla mano, che alcune associazioni hanno organizzato per esprimere il proprio dissenso allo stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura e per ribadire che, mentre si affossano le politiche di efficienza energetica, sul superbonus si stanno raccontando diverse fake news. Per le associazioni la decisione adottata dal Governo è sbagliata ed è inaccettabile cancellare in questo modo l’unica politica per l’efficienza energetica e la riqualificazione del patrimonio edilizio, pubblico e privato. Per questo auspicano un passo indietro a tutela del lavoro di qualità, dell’ambiente, dei meno ricchi e ribadiscono l’urgenza di avviare una vera e propria revisione dei sistemi incentivanti; consentendo soprattutto alle famiglie in difficoltà un accesso garantito a questi strumenti a costo zero, differenziando percentuali e mantenendo la cessione del credito e lo sconto in fattura per chi non ha capacità di anticipo ed eliminando dai sistemi incentivanti tutte le tecnologie a fonti fossili, come le caldaie a gas, oltre a spingere, nelle nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni l’utilizzo di materiali innovativi e sostenibili.
“Le nostre abitazioni – dichiarano le associazioni – sono responsabili del 17% delle emissioni climalteranti del nostro Paese e del 30% dei consumi finali di energia. Che il sistema incentivante italiano dedicato al settore edilizio e alla riqualificazione energetica degli edifici avesse bisogno di essere riformato era un evidente stato di fatto. Ma tutto ci saremmo potuti aspettare tranne uno stop alla cessione del credito, uno strumento pensato per le famiglie con meno capacità di investimento e che permette alle imprese di riconvertire in modo strutturale l’attività edilizia, in ottica di rigenerazione urbana senza consumare nuovo suolo, che avrà solo la conseguenza di affossare il Superbonus e tutti gli incentivi e le detrazioni fiscali previste. Eppure, la Presidente Meloni, alla COP27, aveva dichiarato massima attenzione al raggiungimento degli obiettivi climatici. A tale scopo l’efficienza energetica rappresenta un elemento fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi climatici, ma anche un elemento da perseguire nell’interesse del Paese, per rinforzarne l’indipendenza energetica, delle imprese e delle famiglie, per abbattere i costi della bolletta e contrastare il sempre più preoccupante fenomeno della povertà energetica. Sicuramente importante sbloccare gli attuali crediti maturati e i cantieri attivi, ma senza cessione del credito e senza una riforma degli incentivi per riqualificare il settore edilizio il Governo Meloni deve spiegare a cittadini e cittadine non solo come intende raggiungere gli obiettivi della direttiva europea in tema di case green, ma anche come intende ridurre i costi in bolletta e mettere in sicurezza il patrimonio edilizio, senza aumentare le disuguaglianze già in essere”.
Basta fake news sul superbonus. Non è raccontando che l’unica politica strategica, sicuramente piena di difetti, in tema di edilizia è costata 2.000 euro a persona che si può alimentare un dibattito su un tema così centrale. Ormai sono diversi gli studi che raccontano i benefici del Superbonus. Secondo i numeri elaborati dal Consiglio nazionale dei commercialisti, 45 miliardi di extra gettito nel 2022, contribuendo ad un terzo del PIL italiano, 250mila posti di lavoro. 2 i miliardi di metri cubi di gas risparmiati l’anno contro gli appena 700milioni di metri cubi risparmiati una tantum attraverso le centrali a carbone con il loro carico inquinante. Risparmi pari a circa 29 miliardi di euro, e per chi ha beneficiato del 110% il risparmio medi tra i 500 e 964 euro all’anno. In Italia, ci sono oltre 14milioni di abitazioni residenziali, di cui solo il 12,8% è considerato da Istat patrimonio storico. Di questi 9,7 milioni di edifici sono nelle classi energetiche E, F o G. Ovvero il 75% del patrimonio edilizio residenziale su cui sarebbe necessario e urgente intervenire, non solo per contribuire in modo importante alla lotta contro l’emergenza climatica, ma anche per aiutare a vivere meglio le famiglie, creare nuovi posti di lavoro e portare innovazione.