A partire dal mese di febbraio scorso, il Comune di Roma Capitale ha avviato una consultazione pubblica per presentare, in diverse tappe, il piano strategico elaborato al fine di affrontare i cambiamenti climatici sempre più evidenti. Il WWF Roma e Area Metropolitana e il WWF Litorale Laziale hanno seguito attentamente questo processo e hanno inviato le proposte e le osservazioni, che possono essere consultate nel documento in fondo all’articolo.
“Innanzitutto – scrivono le associazioni ambientaliste – preme sottolineare l’apprezzamento per il percorso sostenuto dall’Ufficio di Scopo Clima, occasione di confronto ed informazione, che ha consentito una diretta partecipazione dei cittadini. Un esempio positivo che auspichiamo possa essere replicato anche nelle altre e diverse circostanze che guidano le scelte dell’Amministrazione capitolina, come ad esempio nel caso della gestione del ciclo dei rifiuti, peraltro, tema non proprio estraneo alla crisi climatica. Il documento prodotto è di grande interesse per la comprensione dei diversi aspetti nella gestione del sistema urbano. A nostro avviso, il documento costituisce una premessa indispensabile per la programmazione degli interventi in una realtà ampia come quella di Roma Capitale”.
Ecco in sintesi alcuni punti trattati nel documento WWF di proposte e osservazioni
- Mutamenti climatici
Le misurazioni strumentali, la frequenza e la violenza di eventi climatici che stiamo osservando, i cambiamenti nei comportamenti, nelle abitudini migratorie e riproduttive di molte specie animali e vegetali lasciano poco spazio a interpretazioni: la crisi climatica è ormai un dato di fatto. La comunità scientifica è unanime nell’indicare le attività umane quali responsabili della crisi climatica, in particolare a causa dell’aumento dei gas serra immessi nell’atmosfera. La concentrazione di gas serra nell’atmosfera ha raggiunto livelli record: l’anidride carbonica è aumentata di quasi il 150% rispetto ai livelli preindustriali, il metano del 262% e il protossido di azoto del 123% rispetto ai livelli preindustriali. - Il consumo del suolo
Continua incessante il consumo di suolo Dal dopoguerra a oggi sono state spese ingenti risorse per riparare i danni di alluvioni e frane. Le risorse stanziate sono invece insufficienti per la difesa del suolo. L’Italia è tra i Paesi a maggior rischio per l’impatto del cambiamento climatico. L’Europa e l’Italia non sono sufficientemente preparate al rischio climatico e l’acqua è tra i principali protagonisti (in negativo) di questo rischio. - Acqua bene essenziale conteso da tutti
Già più di 20 anni fa l’Autorità di bacino del Po evidenziava come le concessioni idriche superavano le disponibilità medie e che bastava poco per mandare il sistema in crisi. Dopo le varie “straordinarie siccità” di questi ultimi 25 anni e soprattutto dopo il 2022 è chiaro a tutti che la situazione è molto diversa dal passato, anche recente, il cambiamento climatico è ormai una realtà ed è necessario affrontare seriamente la questione. L’agricoltura è il comparto che necessita di più acqua con percentuali di utilizzo che oscillano tra il 50% e il 60%, seguito dal comparto industriale, molto spesso sottostimato, incluso quello energetico fossile, il secondo settore per uso d’acqua dopo l’agricoltura; infine c’è quello civile. Durante i sempre più frequenti periodi di siccità i diversi comparti entrano spesso in competizione semplicemente perché i consumi sono aumentati e la disponibilità si è ridotta e di conseguenza non c’è acqua per tutti. Occorre garantire una distribuzione e un uso equo dell’acqua, assicurando al contempo che il benessere degli ecosistemi venga garantito. - La funzione delle zone umide da salvaguardare
Una presenza diffusa e integrata di zone umide nel tessuto urbano può contribuire molto a riequilibrare il ciclo idrologico nei contesti urbani fortemente antropizzati. Le città, inoltre, sono un ambito territoriale estremamente importante su cui concentrare un’azione innovatrice e di cambiamento culturale per promuovere interventi di adattamento ai cambiamenti climatici, che consentano, ad esempio, di gestire le criticità idriche, come le sempre più frequenti siccità o alluvioni o i problemi legati alla scarsa qualità delle acque. - Roma capitale europea della diversità
In occasione delle elezioni amministrative del 2021, il WWF lanciò la sfida di candidare la Città Eterna quale Capitale Europea della Biodiversità, proprio in considerazione della ricchezza che il proprio territorio può ancora vantare, nonostante l’incessante e progressivo consumo di suolo. Le 30 proposte contenute nel documento lanciato dal WWF in tale circostanza, in larga parte ben si attagliano ad integrare la Strategia comunale oggetto di questo elaborato. E’ evidente la stretta relazione tra cambiamenti climatici e tutela della biodiversità: sono ormai evidenti le minacce agli ecosistemi, a fauna e flora e al tempo stesso appare chiaramente come la Natura garantisca dei servizi essenziali per favorire l’adattamento agli effetti già prodotti. - La rinaturalizzazione
Riqualificazione o meglio rinaturalizzazione, un’occasione anche per coniugare sviluppo economico con i tanti interventi invece necessari sulle porzioni di territorio degradate o colpite da forme di diverse di stress e che meriterebbero di essere riconnesse al sistema naturale della Città. In tal senso, la piena applicazione della Rete Ecologica Comunale, in primis nelle sue componenti secondarie e di completamento, rappresenta l’opportunità di poter tratteggiare un nuovo assetto della Città. Un auspicio importante per dar seguito a quanto sin qui descritto, è quello del coordinamento delle competenze e delle responsabilità interne all’Amministrazione, che ci auguriamo una visione strategica sappia favorire, ricomporre ove necessario.