Assobioplastiche ha avanzato la proposta di istituire un tavolo tecnico di confronto volto a definire i parametri per classificare i manufatti denominati “riutilizzabili”. Questa iniziativa è stata promossa in risposta alla lettera inviata da diverse aziende della filiera al presidente dell’Associazione, giunta durante il convegno Monouso “riutilizzabile” per la tavola, tenutosi il 20 marzo a Roma.
Durante l’evento, incentrato sulle abitudini di consumo, il contesto normativo e l’analisi di impatto ambientale, Luca Bianconi, presidente di Assobioplastiche, ha sottolineato che la crescente diffusione di stoviglie dichiarate “riutilizzabili” sta compromettendo l’efficace adozione italiana della direttiva SUP, con conseguenze dannose per l’intera filiera.
Diverse aziende in questi anni hanno messo in campo uno sforzo innovativo legato alla riconversione industriale da plastica a bioplastica come materia prima (e non tutte le imprese ce l’hanno fatta). Come sottolinea l’Associazione Italiana delle bioplastiche e dei materiali biodegradabili e compostabili, “Ci troviamo di fronte a una realtà paradossale e incerta: accanto alle aziende che hanno scelto di ottemperare al dettato normativo della SUP e della legge italiana ci sono player che hanno approfittato dell’aspetto poco chiaro legato alla definizione di ‘riutilizzabile’ e stanno operando sul mercato con prodotti che non rispecchiano lo spirito delle norme”.
Assobioplastiche prosegue spiegando che, a fronte di questa situazione, si riscontrano problemi economici e occupazionali per le aziende (con il monouso compostabile calato di oltre il 20%). Per di più, sul lato consumatori, come evidenzia un’indagine NielsenIQ, la riutilizzabilità delle stoviglie tocca solo il 15% degli acquirenti e la dicitura “riutilizzabile” non ha un impatto sulle scelte dei consumatori.
“Inoltre – prosegue l’Associazione – va considerato un elemento di fondamentale importanza per la sicurezza alimentare, come dimostrato dal recente sequestro condotto dalla Guardia di Finanza a Taranto nel mese di gennaio. Da questa lacuna normativa, possono entrare sul mercato manufatti in plastica provenienti da paesi extraeuropei, privi dei necessari certificati di conformità al contatto alimentare previsti dalla legge. Questi prodotti, potenzialmente dannosi per la salute, rappresentano una minaccia significativa e sottolineano l’urgenza di stringenti controlli e regolamentazioni a tutela dei consumatori”.
“Raccogliamo il grido di allarme proveniente dalle aziende e per questo proponiamo un tavolo tecnico di confronto per definire i parametri dei manufatti cosiddetti ‘riutilizzabili‘ – ha concluso Bianconi – Al momento è già disponibile una proposta tecnica su cui riflettere insieme ai decisori politici”.