C’è un rischio concreto che il regolamento Ue sullo stop ai motori endotermici, approvato in via definitiva dal Parlamento a metà febbraio, non passi. Al provvedimento mancano solo alcuni passaggi formali, che però formali non sono più, da quando Italia e Germania hanno deciso di ritornare sui propri passi e opporsi al via libera.
Mercoledì 1° marzo, la presidenza svedese del semestre Ue in Consiglio ha rinviato il voto dei Rappresentanti Permanenti aggiunti (Coreper I) sulla misura, che, ricordiamo, impone un azzeramento delle emissioni di CO2 per auto e furgoni dal 2035, consentendo di fatto di immatricolare solo veicoli 100% elettrici. La decisione è giunta dopo le dichiarazioni di voto contrario dell’Italia, i dubbi della Germania e le posizioni non favorevoli di Polonia e Bulgaria, già espresse in precedenza. Il voto sul regolamento è infatti “a maggioranza qualificata”, che viene raggiunta se sono soddisfatte contemporaneamente due condizioni: il 55% degli Stati membri vota a favore (ciò equivale a 15 paesi su 27) e gli Stati che appoggiano la proposta rappresentano almeno il 65% della popolazione totale Ue. Con quattro paesi contro si concretizzerebbe invece la cosiddetta “minoranza di blocco”, in grado di bloccare la decisione e di far sì che il testo venga magari modificato e rimandato al Parlamento. Da qui il rinvio del voto del Coreper al 3 marzo.
Per cui, quello che veniva considerato come un passaggio formale, ovvero il voto al Consiglio Ue del 7 marzo, dove il provvedimento è classificato come argomento di tipo “A”, cioè senza necessità di ulteriori negoziati, non è più così scontato. Un’eventualità di cui l’Italia va fiera: “Con il nostro no abbiamo svegliato l’Europa – ha dichiarato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, commentando lo slittamento del voto – Speriamo che altri comprendano che è l’ora della ragione non certo della rassegnazione!” Gli fa eco, in maniera meno scomposta, Pichetto Fratin, titolare dell’Ambiente: “Pur condividendo gli obiettivi di decarbonizzazione, l’Italia sostiene che i target ambientali vadano perseguiti attraverso una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa. L’Italia ritiene che la scelta dell’elettrico non debba rappresentare, nella fase di transizione, l’unica via per arrivare a zero emissioni”.