È ormai ufficiale: l’assemblea plenaria del Parlamento Europeo ha appena votato il provvedimento che vieterà dal 2035 la vendita di auto e furgoni con motori benzina e diesel, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Contando sul fatto che la vita media di un’auto è di 15 anni, l’idea è che -come ha affermato Il Vicepresidente della Commissione Timmermans- “nel 2050 quasi tutti i veicoli in circolazione in Europa saranno a emissioni zero”.
Su questa rivoluzione, si è espressa anche l’associazione “Genitori antismog”, analizzando il tema e rispondendo a una serie di domande.
Qual è il vantaggio dell’auto elettrica?
Il passaggio da endotermico fossile a elettrico o a celle a combustibile di idrogeno permette di ridurre concretamente le emissioni delle auto a livello locale in particolare di polveri sottili e ossidi d’azoto ed evitando la formazione di ozono al suolo e questo è un vantaggio indiscutibile.
Inoltre, essendo il motore elettrico molto più efficiente dal punto di vista energetico di quello endotermico, passando da motori endotermici a motori elettrici il consumo totale di energia è minore, anche contando le perdite da trasporto e stoccaggio dell’energia elettrica (discorso però che al momento non vale per l’idrogeno la cui catena non è molto efficiente).
Possiamo definire l’auto elettrica “sostenibile”?
Dipende da come viene prodotta l’elettricità: se la produzione è basata sui combustibili fossili, l’impatto climatico e di qualità dell’aria rimane comunque consistente. Se invece l’elettricità viene prodotta esclusivamente da fonti rinnovabili e/o nucleare allora l’auto elettrica può essere definita in qualche modo ‘sostenibile’. Lo stesso discorso vale per la produzione di idrogeno, che ricordiamo non è una fonte di energia (non si trova ‘in natura’), ma è un vettore energetico, che va anch’esso prodotto utilizzando energia.
Tra le problematiche segnalate dall’associazione, c’è quella della produzione e lo smaltimento dell’auto stessa, in particolare le batterie. Su questo, Transport&Environment ha sviluppato uno strumento che permette di vedere nel ciclo vita di un’auto elettrica quanta CO2 emette sulla base del mix energetico.
Altro tema scottante è quello del marketing green washing, di cui le case automobilistiche fanno ampio utilizzo proponendo auto elettriche esageratamente potenti e pesanti (sportive e SUV), pubblicizzandole come “zero emissioni” ma che in realtà sono tutt’altro che sostenibili. Nonostante siano comunque meglio dei corrispettivi a combustione interna, rimangono allo stesso modo un inutile spreco di risorse (materiali) e di energia. “Ci piacerebbe che l’Unione Europea ponesse finalmente anche dei limiti di potenza e velocità alle auto, così come ha analogamente fatto per altre industrie”.
Il passaggio all’auto elettrica risolve i problemi della mobilità in città?
Secondo l’associazione, no. Il tema del traffico rimane invariato, prodotto da un’eccessiva quantità di auto che occupano lo spazio pubblico, sia quando transitano che quando sostano, ma anche quello dell’incidentalità, dell’occupazione di suolo, di qualità dello spazio pubblico (vedi esempio sosta abusiva a Milano). Su questi aspetti, l’Italia è particolarmente indietro perché ancora non ha messo in campo azioni educative e di infrastrutture in grado di incentivare la mobilità leggera e il trasporto pubblico.
Basterà dunque l’auto elettrica per sentirsi ecologici?
Per “Genitori antismog” la risposta è negativa: “bisogna ancora lavorare sulla cultura della mobilità leggera ed attiva, riequilibrare l’uso dello spazio tra utenti e fornire infrastrutture adeguate per pedoni e ciclisti, mezzi pubblici, intermodalità”.
L’auto elettrica di per sé non è lo strumento risolutivo per i problemi ambientali. “Da anni noi sosteniamo che l’elettrico non sia l’obiettivo finale ma solo un tassello della costruzione di una vera mobilità sostenibile. Il vero obiettivo che dobbiamo tutti fissarci è quindi più ambizioso del provvedimento: vivere finalmente in città in cui respirare aria pulita e godere degli spazi pubblici sia una cosa assolutamente normale”.