246 tonnellate di frutta e verdura recuperata e ridistribuita a più di 50 tra associazioni, enti e gruppi informali che si occupano di sostenere la popolazione torinese e fronteggiare una emergenza alimentare che si fa sempre più pesante. Questo è il bilancio del primo anno di attività della Carovana Salvacibo a Torino, il progetto che mette insieme la solidarietà e l’ambiente attraverso il contrasto allo spreco di cibo promosso dall’Associazione Eco dalle Città.
Nata a causa della chiusura del mercato di Porta Palazzo in occasione del primo lockdown e supportata dal Comune di Torino e dall’Unione Buddhisti Italiani, la Carovana Salvacibo in un anno di attività ha sostenuto concretamente tutte quelle realtà che nella città di Torino stanno contrastando, con la distribuzione di aiuti alimentari, la crisi generata dalla pandemia. Una attività che vede gli Ecomori (migranti e richiedenti asilo impegnati in azioni e progetti ambientali) e le Sentinelle dei Rifiuti recuperare l’invenduto del CAAT (Centro Agro Alimentare di Torino) e di Battaglio per poi distribuirlo nella città di Torino grazie al furgone della Rete delle Case del Quartiere di Torino.
“Era solo questione di tempo – dice Giulio Baroni, ideatore e coordinatore del progetto – e prima o poi azioni e come quella della Carovana Salvacibo sarebbero entrate nei centri di distribuzione all’ingrosso di prodotti alimentari deperibili come la frutta e verdura. Quindi la Carovana nasce dal bisogno di combattere e contrastare lo spreco alimentare, come già facciamo da tempo nei mercati di Torino con RePoPP, e il Covid ha accelerato questo processo unendo l’aspetto puramente ambientale a quello della solidarietà per contrastare l’emergenza alimentare che, giorno dopo giorno, continua aa abbattersi sulle fasce più povere della popolazione torinese”.
“La Carovana è nata quasi per caso – spiega Paolo Hutter presidente di Eco dalle Città -. Con la chiusura del mercato in piazza della Repubblica avevamo saputo che due ambulanti di Porta Palazzo (Youness e Abdelmoullah) facevano delle distribuzioni quasi a sorpresa di ortofrutta recuperata o comprata sottocosto al Caat e da Battaglio. Ci siamo ‘infilati’ con loro, orientandoli e creando punti di consegna un po’ più organizzati come Arci, moschee, parrocchie. Così alla garibaldina è nata la Carovana Salvacibo. Siamo stati anche multati dai vigili per una distribuzione improvvisata in via Maddalene – ricorda Hutter – multa poi ritirata con tante scuse. Successivamente il progetto ha preso piede e si è strutturato. Abbiamo cominciato a utilizzare altri furgoni, inizialmente anche con la collaborazione dell’Associazione con Vivi Balon, fino alla formula attuale di Carovana Salvacibo”.
“Proprio nel corso del 2020, e con il primo lockdown – commenta Gianluca Cornelio Meglio, Direttore generale del Centro Agro Alimentare Torinese, che ad aprile dello scorso anno ha aperto del porte del CAAT alla Carovana – quella che era la realtà storicamente presente all’interno del Caat e che svolgeva una attività di recupero di eccedenze alimentare e donazioni per poi favorire la ridistribuzione sul territorio come il Banco Alimentare, ha visto affiancarsi nuove esperienze come quella della Carovana Salvacibo. Queste realtà oggi hanno permesso di raggiungere, in maniera molto più capillare di prima, le singole famiglie in difficoltà che talvolta nell’ambito di organizzazioni più strutturate avevano concrete difficoltà ad accedere a queste forme di aiuto”.
“Per noi il l’apporto di cibo che arriva dalla Caravona è importante – dice l’Imam Said Alajdi El Idrissi, presidente della moschea di via Baretti – Parliamo di circa il 50% di tutti gli aiuti che ridistribuiamo a una comunità che riunisce cinque moschee da San Salvario a Porta Palazzo. Sono più di 500 persone e quasi tutti disoccupati, famiglie numerose, anziani e malati. Da quando è cominciata la pandemia le richieste di cibo sono aumentate e continuano a farlo”
I dati della Carovana Salvacibo
Il lavoro svolto quotidianamente dalla Carovana a Torino permette di fornire una prima valutazione, non esaustiva, dell’impatto dell’emergenza alimentare in città. Dai dati raccolti e sviluppati emerge che la maggiore richiesta di cibo proviene dai quartieri a nord-est della città. Infatti ben il 68% del cibo recuperato viene distribuito tra le circoscrizioni 6, 7 e 8. Parliamo principalmente dei quartieri di Aurora, Barriera di Milano e San Salvario dove la crisi sta mettendo a dura prova le aree dove il reddito pro capite dei residenti è tra i più bassi della città. Emerge con forza l’assunto che vede i ceti più bassi essere tra i soggetti che maggiormente vengono colpiti dalla crisi e specialmente, come sempre accade nelle aree fortemente urbanizzate, la crisi economica è sempre legata a quella alimentare.
Da quando, il 7 aprile 2020, è cominciata l’azione della Carovana sono state distribuite 246 tonnellate di frutta e verdura. In cima alla classifica del prodotto più recuperato e distribuito ci sono le banane con 58,4 tonnellate, seguite a distanza dai pomodori (22,2 tonnellate) e dalle patate (20,9 tonnellate). Mentre i prodotti meno distribuiti sono stati i piselli (6 kg), barba di frate (6 kg) e olive (2 kg). Se da un lato la frutta e la verdura recuperata segue un andamento legato alla stagionalità dei prodotti e alle produzioni agricole europee, dall’altro emerge con forza come il prodotto più distribuito siano proprio le banane e quindi un prodotto non di produzione europea e disponibile tutto l’anno. Questa apparente “stortura” del flusso di cibo recuperato e distribuito in città è legata la fatto che il principale (intenso come singola azienda) sostenitore della Carovana Salvacibo sia Battaglio S.p.a. uno delle più importanti aziende italiane che commercializzano frutta esotica e che proprio a Torino ha sede uno centri italiani di maturazione delle banane.
Dove va a finire il cibo recuperato dalla Carovana Salvacibo?
Da quando è cominciata l’azione della Carovana Salvacibo sono state 54 le realtà che hanno ricevuto aiuti alimentari con una media di 1800 beneficiari a settimana. La forza dell’iniziativa ha permesso di creare una rete di muto soccorso che ha messo insieme enti e organizzazioni molto diverse tra loro ma accomunate dalla necessità di soccorrere la popolazione torinese. Dalle parrocchie alle moschee, dai centri sociali ai progetti istituzionali la Carovana Salvacibo, ma soprattutto lo spirito che anima e ha animato queste realtà, è riuscita a portare cibo a tutti “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, come piace dire a Oumar Fofana (migrante della Costa d’Avorio che lavora fin dal primo giorno all’avventura della Carovana).
Durante l’anno molte di queste organizzazioni hanno dovuto fermarsi a loro malgrado. Attualmente la Carovana Salvacibo distribuisce tutte le settimane frutta e verdura alle seguenti realtà: Arci Torino, Associazione dei Sardi in Torino “Antonio Gramsci”, Associazione Aizo, Acfil, Associazione Husson, Bagni Pubblici di Via Agliè, Casa del Quartiere di San Salvario, Cecchi Point, Presenza Solidare, Associazione Cenacolo Eucaristico della Transfigurazione, Comitato Inquilini Case Bianche, Cottolengo, Cucine Solidali Torino, Associazione Amici di via Revello, Parrocchia Gesù Salvatore, Parrocchia Sacro Cuore di Maria, Parrocchia Santa Croce, Parrocchia Santa Maria di Nazaret, Parrocchia Maria Speranza Nostra, Sermig, Ristorante Il Giardino, Associazione Islamica di Torino.