Giovedì 7 maggio si è tenuto il webinar della ‘La Rete Italiana Politiche Locali del Cibo’ dal titolo “Soluzioni di food sharing contro lo spreco alimentare al tempo del COVID-19”. L’appuntamento è stata l’occasione per dare uno sguardo generale al variegato mondo del recupero e della ridistribuzione delle eccedenze alimentari, attraverso dati ed esperienze così da approfondire le politiche e le azioni messe in campo durante l’emergenza Coronavirus sul fronte dello spreco alimentare.
A introdurre e moderare i lavori è stato Egidio Dansero(docente del Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino e Coordinatore della Rete Italiana Politiche Locali del Cibo). Il primo intervento è stato quello di Clara Cicatiello (Università della Tuscia) che ha fotografato la realtà tangibile dello spreco attraverso i numeri emersi con il progetto Reduce (coordinato dall’Università di Bologna) nel 2018 e ancora attualissimi dai quali si evince che ogni anno una persona spreca nella propria abitazione una media di 27,5 kg di cibo. Mentre il totale nazionale del cibo sprecato tra le mura domestiche è pari a 1,6 milioni di tonnellate. Nelle mense scolastiche non va meglio che a casa, infatti finisce nel cassonetto il 22,5% del cibo preparato, circa 120g per alunno al giorno, invece nei supermercati per ogni metro quadrato di vendita la stima è di 18,7 kg di cibo sprecato all’anno, pari a 220000 tonnellate di cui il 35% è rappresentato da prodotti perfettamente integri.
Ludovica Principato (Università di Roma Tre) si è concentrata su come il food sharing, inteso come piattaforme online per lo scambio di cibo, possa contribuire alla riduzione lo spreco. Una analisi che fa emergere tre principali modalità: sharing for money (es To Good To Go), sharing for community e sharing for charity.
Paolo Rellini (Recuperiamo srl) ha parlato della piattaforma Spesa Sospesa, una iniziativa di solidarietà nata in pochissimo tempo durante l’emergenza con l’obiettivo di unire la domanda e l’offerta, unire le persone in difficoltà e le aziende mettendo al centro i comuni.
Alessia Toldo (Università di Torino, Atlante del Cibo Metropolitano Torino) ha allargato lo sguardo a quello che sta accadendo sul territorio torinese. Secondo la Caritas a Torino è raddoppiato il numero di persone in situazioni di insicurezza e povertà alimentare andando a rendere di vitale importanza le attività basate sul recupero delle eccedenze. Un sistema che si è reinventato durante l’emergenza andando a trasformare delle pratiche dal basso in un orizzonte di policy. Nella sola Torino prima dell’emergenza erano 178 i soggetti attivi sul fronte del recupero che garantivano cibo a circa 40 mila persone creando un vero e proprio ‘modello Torino’, la cui vivacità probabilmente è la risposta diretta a uno scarso coordinamento istituzionale.
Sonia Migliore (Eco dalle Città, rete Food Pride) ha raccontato l’evoluzione di alcune azioni dal basso durante la pandemia. “Appena scoppiata l’emergenza c’è stato un attimo di confusione sulle attività di recupero delle eccedenze nei mercati e nei piccoli negozi come le panetterie. Una confusione la cui risposta è stata una esplosione di energie tra i vari soggetti che si sono riorganizzati mettendosi in connessione tra di loro. Come i ristoranti che si sono reinventati producendo pasti per i bisognosi utilizzando anche il cibo recuperato. O come ha fatto da Eco dalle Città riorganizzando le attività in seguito alla chiusura del mercato di Porta Palazzo, riuscendo a recuperare frutta e verdura al CAAT (il mercato generale) e distribuirlo agli Snodi creati dal comune di Torino e ad altre realtà formali e non della città. Tutto questo ha creato una grande rete cittadina evidenziando contestualmente una carenza di coordinamento generale. Queste mie riflessioni sono il frutto non solo dei feedback provenienti dai nostri progetti ma anche dell’osservazione diretta delle altre pratiche attive in città sul tema. Una osservazione propedeutica alla realizzazione di una mappatura per orientare i cittadini e le stesse realtà durante l’emergenza per poi essere diffusa anche attraverso il gruppo Facebook Torino Salvacibo creato, grazie al supporto di Compagnia di San Paolo, con la finalità di realizzare un luogo virtuale tra domanda e offerta di cibo e pratiche per il recupero”.
Alessia Toldo ha chiuso la prima parte del webinar con due suggestioni utili per il futuro facendo leva sulle esperienze maturate durante la prima emergenza. La prima necessità è quella di ripensare il sistema alimentare di Torino valutando il coordinamento fra pratiche e soggetti istituzionali, bilanciando dal basso spontaneità ed energie. Con l’obiettivo finale di capitalizzare l’esperienza del Covid per spingere dal basso la ripresa del processo di food policy.