Il consumo di suolo, oltre ai cambiamenti climatici, è un altro fattore che contribuisce al riscaldamento delle città, soprattutto nei periodi estivi. Nel 2022, il consumo di suolo in Italia ha accelerato, raggiungendo la velocità di 2,4 metri quadrati al secondo. In un solo anno, il territorio consumato è stato di 77 km2, oltre il 10% in più rispetto al 2021.
Le città diventano sempre più calde a causa dell’aumento della densità delle coperture artificiali. Nei principali centri urbani italiani, la temperatura del suolo può raggiungere valori compresi tra 43 e 46 °C nei giorni più caldi. La differenza di temperatura tra le aree urbane e il resto del territorio è in media di 4 °C d’estate, con massime di 6 °C a Firenze e di oltre 8 °C a Milano.
Il consumo di suolo non ha solo un impatto sulle temperature urbane, ma influisce anche sull’esposizione della popolazione al rischio idrogeologico. In soli 12 mesi, oltre 900 ettari di territorio nazionale sono diventati impermeabili nelle aree con pericolosità idraulica media. Questo fenomeno ha provocato una costante diminuzione della disponibilità di aree agricole, con la perdita di altri 4.800 ettari in un anno, il che rappresenta il 68% del consumo totale di suolo in Italia.
Questi i costi nascosti ad oggi dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici ricalcolati in base ai nuovi dati: 9 miliardi di euro ogni anno a causa della perdita di suolo rilevata tra il 2006 e il 2022.
Il Rapporto “Il consumo di suolo in Italia 2023”, pubblicato dall’Ispra con cadenza annuale dal 2013, per la sua decima edizione diventa un prodotto SNPA. Pubblica le nuove stime sul suolo consumato per tutti i comuni italiani, ottenute grazie alla nuova cartografia che aggiorna e rivede l’intera serie storica sulla base delle nuove immagini satellitari ad alta risoluzione. Ad accompagnare il rapporto anche il primo Atlante del consumo di suolo che riunisce le nuove mappe dettagliate del fenomeno a livello nazionale e locale.
Il consumo di suolo continua a esercitare un profondo impatto sulla configurazione del territorio italiano. Fino al 2022, la copertura artificiale si è estesa su oltre 21.500 km2, rappresentando il 7,14% del suolo italiano (7,25% se escludiamo fiumi e laghi). I cambiamenti dell’ultimo anno si concentrano in alcune aree del Paese:
- La pianura Padana, in particolare la parte lombarda e veneta, e lungo la direttrice della via Emilia
- La costa adriatica, in particolare in alcuni tratti del litorale romagnolo, marchigiano e pugliese
La perdita di suolo e di tutti i servizi ecosistemici che fornisce, compresa la capacità di assorbire l’acqua, è un problema sempre più grave. Nel 2022, il 13% del consumo di suolo totale (circa 900 ettari) si è verificato in aree a pericolosità idraulica media, dove l’11% di territorio è ormai impermeabilizzato, un valore sensibilmente superiore alla media nazionale.
Inoltre, più del 35% (oltre 2.500 ettari) del consumo di suolo totale si è verificato in aree a pericolosità sismica alta o molta alta.
Infine, il 7,5% (quasi 530 ettari) del consumo di suolo totale si è verificato in aree a pericolosità da frana.
Tra i comuni virtuosi spiccano tra i comuni grandi con più di 50 mila abitanti Ercolano in Campania (solo 0,2 ettari consumati in più nel 2022), tra i comuni medi, Montale in Toscana (0 ettari in più) e San Martino Siccomario in Lombardia tra i comuni con meno di 10.000 abitanti (0,2 ettari in meno). Tra i capoluoghi delle città metropolitane risparmiano suolo Genova, Reggio Calabria e Firenze.
La logistica e la grande distribuzione organizzata, che rientrano tra le principali cause di consumo di suolo in Italia, nell’anno appena trascorso toccano il massimo dal 2006, con un picco di crescita superiore ai 506 ettari concentrato nel Nord-Est del Paese, con oltre 1.670 ettari (il 5,8% del totale del consumo di suolo dell’area), seguito dal Nord-Ovest con 1.540 ettari (6.1%) e il Centro (940 ettari; 4,7%).
Le grandi infrastrutture rappresentano l’8,4% del consumo totale, mentre gli edifici realizzati negli ultimi 12 mesi su suoli che nel 2021 erano agricoli o naturali sfiorano i 1.000 ettari, il 14% delle nuove superfici artificiali. 950 ettari (il 13,4%) in più per piazzali, parcheggi e altre aree pavimentate, mentre le aree estrattive consumano 380 ettari di suolo in un anno, pari al 5,4% del totale. Per l’installazione a terra di impianti fotovoltaici si sono resi necessari quasi 500 ettari di terreno, 243 dei quali rientrano nella classificazione europea di consumo di suolo.