Il 20 febbraio, le istituzioni dell’Unione europea hanno giunto a un accordo sulla nuova direttiva relativa alla qualità dell’aria. Questa direttiva prevede diverse disposizioni, tra cui la riduzione del 50% dei limiti di concentrazione per il particolato e il biossido di azoto, l’intensificazione delle stazioni di monitoraggio e la possibilità per i cittadini di richiedere un risarcimento per eventuali danni alla salute causati dagli stati inadempienti. Sebbene rappresenti un traguardo significativo, la direttiva lascia aperta la possibilità per paesi come l’Italia, con condizioni geografiche e meteorologiche particolari, di posticipare il rispetto dei nuovi limiti al 2040. Nonostante l’Italia registri il numero più elevato di morti per inquinamento atmosferico, oltre 70.000 persone all’anno, i cittadini italiani potrebbero essere costretti a respirare aria tossica per un decennio in più rispetto ai loro omologhi europei.
Per raggiungere gli obiettivi della nuova direttiva, sottolinea il Comitato Torino Respira, “saranno necessarie importanti misure strutturali, tra cui il potenziamento del trasporto pubblico, la riduzione dei veicoli privati e dei loro limiti di velocità su tutte le strade e autostrade, l’elettrificazione dei trasporti, l’efficientamento energetico e l’espansione del teleriscaldamento. Allo stesso tempo, sono indispensabili interventi nel settore degli allevamenti e nell’utilizzo dei fertilizzanti in agricoltura. Tuttavia, accanto a queste misure a lungo termine, è fondamentale affrontare in modo efficace le situazioni di emergenza come quella che stiamo vivendo dall’inizio dell’anno, cosa che al momento non sta accadendo”.
Dal 17 febbraio a Torino sono attivi i blocchi del traffico, che sono stati attivati in modo automatico a seguito degli alti livelli di inquinamento atmosferico, blocchi che in teoria riguardano un gran numero di veicoli delle categorie euro più inquinanti. Si tratta di una strategia per affrontare gli episodi acuti di inquinamento negoziata tra le Regioni del bacino padano per essere applicata in modo uniforme, che tuttavia si rivela inefficace, e infatti la situazione di inquinamento si trascina finché le condizioni meteorologiche non cambiano.
Il motivo per cui queste misure sono inefficaci lo si capisce guardando i dati del traffico durante i giorni di blocco che il Comitato Torino Respira ha analizzato: di fatto i blocchi non vengono rispettati, i controlli non vengono fatti, il traffico non diminuisce e l’inquinamento rimane elevato.
Nei quattro giorni di blocco tutti i parametri del traffico messi a disposizione da 5T sono addirittura peggiorati rispetto ai dati della settimana precedente, quando i blocchi non erano attivi. In particolare, il numero di chilometri totali percorsi in città e il flusso veicolare medio sono aumentati dell’1%, e gli ingressi in ZTL addirittura di quasi il 19%, mentre il numero di veicoli circolanti è diminuito di appena lo 0,4%. Questi dati sono analoghi ad altri che il Comitato Torino Respira aveva già registrato nel 2022 e nel 2023 in occasione di altri blocchi, e dimostrano ampiamente che c’è bisogno di cambiare strategia, non solo a Torino, ma in tutte le città della pianura padana.
Di fronte a questo evidente fallimento il Comitato propone quindi di tornare a due misure già utilizzate in passato, le targhe alterne e le domeniche senz’auto. “Sono due misure che non creano discriminazione tra i possessori di auto di categorie diverse, coinvolgono tutti a contribuire ad affrontare il problema e sono infinitamente più facili da controllare. È ora di dire basta a blocchi del traffico fasulli che funzionano solo sulla carta e servono solo agli amministratori per poter dire che hanno fatto qualcosa”, commenta Roberto Mezzalama, presidente del Comitato Torino Respira.