L’Italia intera sta vivendo una grave emergenza siccità. In gran parte del territorio non piove da più di 140 giorni e molti corsi e bacini superficiali, in modo particolare al nord, registrano livelli bassissimi. Tantissimi comuni, soprattutto i più piccoli, hanno già messo in campo diverse misure di gestione razionata dell’acqua. E le grandi città? Per ora sembrano risentirne meno, anche se con alcune differenze. Abbiamo contattato Andrea Lanuzza, direttore generale di Gruppo CAP, gruppo che gestisce il servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, per capire qual è la situazione nel capoluogo lombardo ma anche qualcosa di più su quella generale. Ecco che cosa ci ha detto:
“La grande siccità che sta interessando il territorio nazionale ha comportato il fatto che sono venute meno le scorte naturali costituite da nevai, ghiacciai, fiumi e laghi che permettono ai corsi superficiali di riempirsi nel corso dell’anno e, in qualche caso, con tempi un po’ più lunghi, il rigeneramento delle falde. Questo comporta che chiunque si approvvigiona per fini civili, ma anche per fini irrigui, da corsi idrici superficiali o da falde idriche poco profonde, trova un depauperamento delle fonti.
Chi ha invece la fortuna, come la provincia di Milano, di approvvigionarsi da falde più profonde, tendenzialmente non sente ancora questa crisi, perché queste sono più resilienti rispetto a fiumi, laghi, sorgenti e alle falde più superficiali. I loro tempi di ricarica geologici sono infatti più lunghi, quindi anche le crisi sono più lunghe a manifestarsi. Non è però escluso che se questa situazione persisterà per i prossimi anni, il problema siccità non possa andare ad impattare anche nella falda profonda.
In Italia in generale sono comunque presenti diversi problemi. Prima di tutto abbiamo un consumo di acqua molto elevato di circa 215 litri di abitante contro 125 litri che è la media europea. Bisogna quindi prima di tutto sensibilizzare le persone ad evitare gli sprechi. In secondo luogo, bisognerebbe evitare di usare acqua potabile per tutto, ad esempio per il lavaggio strade o in agricoltura, per cui esistono delle norme nazionali, ma soprattutto un recente regolamento europeo che incentiva l’utilizzo di fonti non potabili. Come Gruppo CAP ad esempio usiamo quella non potabile di falda presa attraverso ottanta pozzi, per l’irrigazione dei giardini, dei campi sportivi o per l’alimentazione delle autobotti che lavano la strada. Esistono anche dei depuratori che funzionano bene e forniscono acqua ricca di nutrienti come azoto e fosforo.
Questo purtroppo è un anno molto particolare. Sull’acqua esiste una sorta di guerra sull’utilizzo per finalità molto diverse: approvvigionamento idrico, finalità energetiche e agricoltura e allevamento. Se tutti combattiamo nella stessa direzione, tendenzialmente andiamo allo scontro. Se invece cerchiamo di separare la tipologia di acqua per gli utilizzi che sono propri di quella tipologia e dall’altro di efficientare i nostri comportamenti, è possibile raggiungere un punto di equilibrio.
Come Gruppo CAP abbiamo un sistema di monitoraggio online dei livelli di falda che serve la Città Metropolitana di Milano e in questo momento non registriamo forti scostamenti. Questo anche perché la falda, come detto, ha dei tempi di carico/scarico molto lunghi. Per noi quindi l’attenzione va sul monitoraggio, sulla sensibilizzazione nei cittadini per un uso più consapevole dell’acqua e sulla spinta dell’uso di quella non potabile negli ambiti che lo permettono. Noi faremo di tutto perché non si verifichi una situazione di crisi ma, nel caso in cui si dovessero presentare delle problematiche abbiamo dei piani. Fortunatamente in questo momento non è questo il caso della Città Metropolitana di Milano. Il tema è però lavorare soprattutto sulla riduzione degli sprechi e sulla differenziazione delle fonti di approvvigionamento”.