L’industria della moda è responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra[1] ed è chiamata a una trasformazione radicale per contribuire agli obiettivi climatici. È quanto emerge dallo scenario, basato su importanti studi internazionali, realizzato in occasione della settimana della Moda di Milano, da ClimateSeed, la startup che mette tecnologia e intelligenza artificiale a disposizione delle imprese per misurare la loro impronta di carbonio e per implementare strategie e progetti di decarbonizzazione. Con un valore di mercato globale di 1,7 trilioni di dollari[2], il settore della moda può giocare un ruolo cruciale per la neutralità carbonica, spingendosi verso tecnologie più efficienti e modelli di business circolari. Un cambiamento sempre più urgente dato che, solo nel 2020, l’acquisto di tessuti nell’Unione Europea ha generato circa 270 kg di emissioni di CO2 per persona, con un totale di 121 milioni di tonnellate di gas serra[3].
Si stima che per decarbonizzare completamente la filiera, saranno necessari investimenti fino a 30 miliardi di euro all’anno entro il 2030[4], destinati alla riconversione delle infrastrutture, all’efficienza energetica e alla tracciabilità della catena di fornitura. Questi investimenti non rappresentano solo una necessità ambientale, ma costituiscono anche una grande opportunità economica, con il potenziale di ridurre i costi operativi a lungo termine. In questo contesto, la settimana della Moda a Milano si configura come una piattaforma strategica per discutere e promuovere soluzioni sostenibili. Con la partecipazione di brand e designer da tutto il mondo, l’evento mira anche a sensibilizzare l’industria sull’importanza di investire in pratiche di decarbonizzazione e sulla necessità di ridurre drasticamente l’impatto ambientale. Milano, epicentro della moda globale, ha l’opportunità di guidare questa transizione e di diventare un modello per le altre capitali della moda.
Crescono la moda sostenibile e il mercato second-hand: le nuove opportunità del settore
I segni della virata verso la decarbonizzazione nel fashion sono chiari: il mercato della moda sostenibile ha raggiunto, infatti, un valore di 5,2 miliardi di euro nel 2022 e si prevede che possa crescere fino a 12,5 miliardi di euro entro il 2030[5]. Questo boom è alimentato da consumatori sempre più consapevoli e da investimenti in tecnologie che rendono la produzione più responsabile e a basso impatto ambientale. I più giovani, in particolare, sono disposti a pagare un prezzo premium per capi sostenibili, e creando nuove opportunità di crescita per le aziende che abbracciano questo modello[6].
Di pari passo cresce anche il mercato second-hand, con un valore attuale di 165 miliardi di euro, e che è destinato ad aumentare di ulteriori 93 miliardi di euro entro il 2026[7], aprendo nuove opportunità per i brand.
Il settore deve ancora affrontare sfide significative: attualmente, solo il 38% dei tessili usati in Europa viene raccolto per il riuso o il riciclo[8]. Per questo, normative come l’Extended Producer Responsibility (EPR), che entrerà in vigore nel 2025, sono cruciali per responsabilizzare i produttori a progettare capi più sostenibili e a sostenere il riciclo. Inoltre, piattaforme digitali come quella offerta da ClimateSeed, che integra l’intelligenza artificiale per monitorare e ridurre le emissioni, possono supportare le aziende nella gestione della loro carbon footprint.