di Tiziana Giacalone e Bruno Casula
Tra le nuove disposizioni per la riapertura delle scuole a settembre, c’è un punto controverso, su cui si erano già attivate alcune sentinelle ambientaliste, e che riguarda l’obbligo di usare stoviglie usa e getta per consumare i pasti. Una decisione che si scopre essere stata presa dal Ministero dell’Istruzione in contrasto, o comunque con un eccesso di zelo, rispetto alle indicazioni precedentemente fornite dal Comitato Tecnico Scientifico.
Andiamo per gradi. Nel Protocollo Sicurezza firmato dalla ministra Azzolina e dalle sigle sindacali giovedì 6 agosto, al capitolo 4 “Disposizioni relative agli spazi comuni”, si legge che “l’utilizzo dei locali adibiti a mensa scolastica è consentito nel rispetto delle regole del distanziamento fisico, eventualmente prevedendo, ove necessario, anche l’erogazione dei pasti per fasce orarie differenziate. La somministrazione del pasto deve prevedere la distribuzione in mono-porzioni in vaschette separate unitariamente a posate, bicchiere e tovagliolo monouso possibilmente compostabile”.
Insomma per il consumo dei pasti il Ministero impone un obbligo di distanziamento e allo stesso tempo un obbligo di utilizzare monoporzioni e manufatti usa e getta, non per forza in materiale compostabile quindi verosimilmente anche in plastica tradizionale.
Il Comitato Tecnico Scientifico è invece di diverso avviso. Nel “Documento tecnico sull’ipotesi di rimodulazione delle misure contenitive nel settore scolastico”, approvato il 28 maggio, sottolinea che “il consumo del pasto a scuola rappresenta un momento di fondamentale importanza sia da un punto di vista educativo, per l’acquisizione di corrette abitudini alimentari, che sanitario in quanto rappresenta un pasto sano ed equilibrato” e che “è pertanto fondamentale preservare il consumo del pasto a scuola garantendo tuttavia soluzioni organizzative che assicurino il distanziamento”.
Nello specifico indica quindi che “le singole realtà scolastiche dovranno identificare soluzioni organizzative ad hoc che consentano di assicurare il necessario distanziamento attraverso la gestione degli spazi (refettorio o altri locali idonei), dei tempi (turnazioni)” e solo “in misura residuale attraverso la fornitura del pasto in ‘lunch box’ per il consumo in classe”. In sostanza il CTS non indica alcuna necessità di imporre lunch box e monoporzioni in stoviglie usa e getta se in mensa c’è la possibilità del distanziamento tra i ragazzi. Come mai quindi il Ministero ha deciso diversamente?
Secondo indiscrezioni da Roma, alcuni parlamentari sono al lavoro in questi giorni per modificare le disposizioni del Protocollo, in modo che venga preservato e assicurato l’obbligo del distanziamento ma non quello di una possibile e deleteria sovrapproduzione manufatti usa e getta.