Forse è il momento dello sciopero del riscaldamento (e di altri agi e consumi), più ancora dello sciopero della fame che pure sarà una alta e rispettabile iniziativa del Papa nel mercoledì delle ceneri. Forse mai come questa volta risulta evidente il legame tra la crisi militare, la violenza della guerra e i costi e la disponibilità dell’energia.
Quasi la prima cosa a cui tutti pensano, appena sentono della guerra, è “cosa succederà con i prezzi di energia e gas?“. E’ comprensibile. Alla gestione dell’energia e del gas sono legati anche i rapporti di forza internazionali, la guerra non militare, quella delle sanzioni.
La Germania ha bloccato il gasdotto con la Russia. E’ una rappresaglia, una sanzione. Ma significa anche sottoporre tutto il sistema energetico tedesco a una nuova prova. Si può uscire contemporaneamente dal carbone, dal nucleare e dal gas? Questi interrogativi di fondo della transizione energetica, che erano già validi, trovano oggi una drammatica attualità, con l’attacco russo alla Ucraina. Qualunque cosa si pensi del nucleare, non c’è tempo. E tornare a incentivare il carbone sarebbe il suicidio dell’umanità.
Per la prima volta, forse, è il caso di pensare a delle iniziative di drastico immediato, almeno simbolico, ma anche pratico risparmio energetico che abbiano insieme il valore di una proposta e di una protesta. L’illuminazione pubblica eccessiva, il riscaldamento eccessivo, il traffico eccessivo: si può cominciare da lì? Ad esempio: abbassare di almeno un grado il riscaldamento, spegnere la illuminazione pubblica non essenziale dopo una certa ora, ripristinare le domeniche a piedi. Questo per quanto riguarda le scelte delle amministrazioni comunali. Ma sono anche possibili scelte nazionali di riduzioni e razionamenti.
A scriverle e a leggerle in questo momento possono sembrare ipotesi ingenue, moralistiche, frugaliste. Ma nel giro di pochi giorni potrebbero diventare agenda obbligata di una emergenza nazionale ed europea. E’ meglio anticiparle nelle scelte individuali dei cittadini più generosi, più consapevoli o semplicemente più in grado di dare un loro contributo a pesanti “sanzioni economiche dal basso” nei confronti di Putin. Per questo facciamo circolare la proposta di una sorta di sciopero del gas, a partire magari dalla giornata di mercoledì delle ceneri, in coincidenza con lo sciopero della fame promosso dal Papa. Significa provare a stare per un giorno, per qualche ora, per qualche giorno, quasi al buio, quasi al freddo, come scelta consapevole e comunicabile. Per portare avanti al massimo la linea delle sanzioni economiche e non militari.