Salvaguardia risorse idriche presso l’area dell’inceneritore di Roma: la manifestazione delle associazioni contro Acea

La Rete Tutela Roma Sud e il Comitato Protezione Boschi dei Colli Albani, lo scorso 9 novembre hanno manifestato contro la crisi idrica dei laghi vulcanici dei Castelli Romani, formando una catena umana che ha trasportato acqua da Piazza della Libertà di Castel Gandolfo fino al Lago Albano. Oltre alle manifestazioni, lo scorso 21 ottobre, il Comune di Albano Laziale aveva inviato una richiesta alle autorità per individuare le responsabilità di ACEA che, oltre a gestire il servizio idrico della zona, è la società appaltatrice dell'inceneritore di Roma che verrà realizzato nel territorio di Albano

Credit foto: Rete Tutela Roma Sud

Lo scorso 9 novembre, insieme al Comitato Protezione Boschi dei Colli Albani, le associazioni della Rete Tutela Roma Sud hanno manifestato per denunciare la grave emergenza idrica dei laghi vulcanici dei Castelli Romani, inscenando una catena umana che prelevato l’acqua da Piazza della Libertà a Castel Gandolfo al Lago Albano.

La situazione rischia di ricevere il colpo di grazia con il termovalorizzatore di Acea Gruppo, che preleverà acqua dallo stesso bacino idrografico dei laghi. Acea è la stessa responsabile della gestione disastrosa dell’acquedotto, che disperde oltre la metà dell’acqua immessa”, spiega Rete Tutela Roma Sud.

Credit foto: Rete Tutela Roma Sud

“Oltre alle manifestazioni cerchiamo di individuare anche responsabilità a partire da quelle di ACEA. Per questo, lo scorso 21 ottobre il Comune di Albano ha già scritto una segnalazione urgente a:

  • ARERA, l’autorità che regola il servizio idrico, alla quale chiediamo di fornire gli strumenti di controllo ai Comuni.
  • AUBAC, l’autorità di bacino che dovrebbe tutelare le fonti idriche, alla quale chiediamo conferma della correlazione tra le perdite e lo sfruttamento della falda, al fine di imporre conseguentemente ad ACEA la progressiva chiusura dei pozzi parallelamente alla riduzione delle perdite.
  • AGCM, l’autorità antitrust che si occupa anche di diritti degli consumatori, alla quale segnaliamo la discriminazione di chi nel territorio si è visto negare l’acqua perché non c’era per decenni, mentre viene tranquillamente fornita a un impianto idroesigente come l’inceneritore.
  • MASE, il ministero che dovrebbe dare l’indirizzo su tutte le materie trattate nella segnalazione, al quale formalizziamo la richiesta di revisione del PNGR, evidenziandone l’insostenibilità dal punto di vista idrico”, conclude la Rete.