Salvaguardia risorse idriche presso l’area dell’inceneritore di Roma e nel Lazio: le proposte di Albano Laziale

Un’acqua “in buone mani” è quanto chiede il territorio della zona Sud dell'Area Metropolitana di Roma, in risposta alla gestione della risorsa idrica. Dopo il confronto a Fabrica Albano, in cui hanno partecipato diversi rappresentanti comunali e cittadini, il Comune di Albano Laziale ha presentato una serie di proposte rivolte a enti nazionali e regionali per arginare le emergenze idriche del Lazio, dal calo drastico dei livelli idrometrici alla scarsità di investimenti su reti obsolete. La richiesta è chiara: maggiori controlli e una gestione pubblica che tuteli le fonti naturali, oltre che una più equa distribuzione dei costi di gestione ai consumatori. Tra i temi, anche l'utilizzo di ulteriore fonte idrica per l'inceneritore che Roma Capitale ha progettato di realizzare nel territorio di Albano Laziale

Una veduta esterna della sede dell'Acea, Roma, 20 marzo 2019. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Lunedì 21 ottobre, dopo l’evento “L’Acqua è in buone mani?” che si è tenuto presso la sede di Fabrica Albano, in una nota, la Rete Tutela Roma Sud ha riportato le conclusioni del dibattito, oltre che una segnalazione circa le criticità riscontrate nel servizio idrico gestito da Acea inviata a diversi enti pubblici.
Tra questi: l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA), l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Centrale (AUBAC) che ha la responsabilità di programmare e pianificare la gestione del rischio idrogeologico, la gestione e la tutela delle risorse idriche, la difesa delle coste e l’uso sostenibile del suolo dell’Italia Centrale, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (ACGM), le Commissioni Ambiente, Industria e Lavori Pubblici di Camera e Senato, la Commissione per le petizioni del Parlamento Europeo, il Dipartimento III – Ambiente e Tutela del territorio della Città Metropolitana di Roma e l’Area Servizio Idrico Integrato della Regione Lazio.

Al dibattito, spiega Rete Tutela Roma Sud: “Hanno partecipato come relatori i consiglieri comunali Marco Alteri di Albano, Paolo Gasperini di Castel Gandolfo, Piergiuseppe Rosatelli di Genzano e Francesco Falconi di Anguillara, in rappresentanza di un gruppo di amministratori sensibili al tema di tutto il Lazio, oltre a Giovanni Triani, un cittadino di Nemi che ha fatto un accesso agli atti in Città Metropolitana e ha scoperto che Acea solo dai pozzi situati lungo le coste del lago di Nemi preleva circa 1 mln di mc l’anno d’acqua.
La cosa grave è che gran parte di quest’acqua va dispersa a causa di mancati investimenti sulla rete e Acea vuole aggiungere ulteriori consumi come quelli dell’inceneritore.
Gestione spregiudicata della risorsa idrica confermata anche dall’esperienza del lago di Bracciano, che nel 2017 perse 170 cm d’acqua in due mesi a causa delle captazioni da parte di Acea, per fermare le quali è stato necessario ricorrere alle vie legali”.

Proposte per la salvaguardia delle Risorse Idriche

Il dibattito – fa sapere la Rete – si è concluso con una serie di proposte per fronteggiare la crisi idrica e preservare i bacini della regione:

  1. Riduzione delle perdite nella rete idrica – Si richiede che gli utili generati da Acea siano investiti per abbattere le perdite d’acqua e permettere la progressiva chiusura dei pozzi.
  2. Creazione di un tavolo tecnico – Un dialogo tra Comuni e enti responsabili potrebbe garantire un’azione condivisa per la salvaguardia delle risorse idriche.
  3. Blocco di nuovi prelievi per usi industriali – Tra questi rientra l’inceneritore, visto come fonte aggiuntiva di sfruttamento delle risorse idriche locali.
  4. Riforma della gestione dell’acqua – Gli amministratori auspicano una riforma strutturale che introduca un soggetto pubblico per la gestione idrica, in linea con l’esito del referendum del 2011 che chiedeva una gestione dell’acqua come bene pubblico.

La segnalazione del Comune di Albano Laziale

A margine del dibattito, il Comune di Albano Laziale ha presentato la suddetta relazione critica sull’operato di Acea, che gestisce l’acquedotto cittadino. Come si legge nel documento, tra le criticità evidenziate figurano perdite pari al 40-45% dell’acqua immessa in rete e un’elevata frequenza di interventi di riparazione su tratti specifici della rete idrica. Dal 2018 al 2023, il Comune ha registrato oltre 2.350 riparazioni, con una concentrazione anomala su alcune strade, suggerendo la necessità di sostituzioni strutturali per garantire una maggiore efficienza.

Il Comune ha richiesto anche una revisione delle politiche tariffarie, puntando a trasferire parte dei costi dal fisso al consumo, in modo da incentivare il risparmio idrico. La proposta include, inoltre, la possibilità per i Comuni di produrre acqua autonomamente in caso di inadempienze da parte di Acea.

Richieste agli Enti di controllo e al Governo

Per fare fronte all’emergenza, nel documento è stato richiesto l’intervento ARERA, AUBAC e AGCM. Tra le richieste avanzate:

  • Migliore trasparenza nella gestione e nei costi della rete, con la pubblicazione dei dati relativi agli interventi e un’informativa annuale agli utenti.
  • Misure di controllo sui prelievi dai pozzi nei pressi dei laghi Albano e Nemi, per ridurre lo sfruttamento delle risorse sotterranee.
  • Verifica della legittimità delle decisioni aziendali di Acea, in particolare per la fornitura idrica all’inceneritore e per evitare conflitti di interesse, come quello tra Comune di Roma e Acea stessa.

“Un’urgenza per la Regione Lazio”

Nel documento, poi, viene spiegato come la Regione Lazio, già in stato di calamità naturale per la siccità, stia vivendo una stagione di declino nei livelli dei laghi, con perdite di decine di centimetri nei bacini di Albano, Bracciano e Nemi. I dati raccolti evidenziano una perdita idrometrica di oltre sei metri negli ultimi anni, mentre le portate dei principali fiumi, come il Tevere, hanno subito un drammatico calo.

Stando a questo, la richiesta è quella di una gestione unica e pubblica dell’acqua a livello nazionale che favorisca investimenti strutturali, per ridurre le perdite di rete e garantire una distribuzione sostenibile, al riparo da scelte aziendali orientate esclusivamente al profitto e lontane dall’interesse collettivo.