Il 14 maggio Roma Today ha intervistato l’assessora ai Rifiuti di Roma, Katia Ziantoni, per fare il punto sulla situazione della Capitale, minacciata dal commissariamento da parte della Regione Lazio, che spinge per una discarica in città, e attanagliata da una serie di problemi che derivano in gran parte dalla chiusura, ormai mitologica, della discarica di Malagrotta nel 2013. Ziantoni, in carica dallo scorso settembre, ha preso il posto della sindaca Raggi che aveva avocato a sè la delega rifiuti dopo le dimissioni di Pinuccia Montanari a febbraio 2019. Proprio su Montanari e il suo Piano per la gestione dei materiali post-consumo 2017-2021 realizzato con Ama, su cui la stessa Raggi credeva fermamente, Katia Ziantoni ha speso parole piuttosto ostili, derubricando il piano ad un progetto poco ancorato alla realtà. Abbiamo raggiunto l’ex assessora Montanari per un commento.
Conosce l’attuale assessora ai rifiuti di Roma Katia Ziantoni? Vi siete mai confrontate durante il suo mandato mentre Ziantoni era assessora municipale?
Si, la conosco. Abbiamo lavorato insieme, quando realizzammo con buoni risultati il porta a porta nel suo municipio. Normalmente non parlo né degli assessori che mi hanno preceduto, né di coloro che mi sono succeduti. Non vorrei venir meno a questa prassi. Ma qualche elemento di chiarezza vorrei evidenziarlo.
Ziantoni, in riferimento al piano presentato quando lei era in giunta, ha detto che “non basta scrivere un numero alto” come obiettivo di raccolta differenziata per riuscire a raggiungerlo. Cosa si sente di rispondere?
Noi più che parlare, agivamo. Infatti abbiamo realizzato la raccolta differenziata con il sistema porta a porta, in poco più di anno in due municipi coinvolgendo 320 mila abitanti, pari ad una medio-grande città italiana. Abbiamo incontrato i cittadini. Ama, allora presieduta da Lorenzo Bagnacani, aveva sviluppato un progetto innovativo che prendeva a riferimento i migliori standard di settore sviluppando soluzioni che tenessero conto delle differenti tipologie di utenze. L’azienda rifiuti aveva effettuato i necessari investimenti in contenitori con chip di riconoscimento dell’utenza e in formazione del personale coinvolto, infine vennero effettuate scelte logistiche in grado di restituire efficienza al servizio, pur nelle complicate condizioni generali. I risultati sono stati coerenti con gli obiettivi di fine mandato: 70% di raccolta differenziata nel bacino interessato dal nuovo progetto. Non parole, ma fatti concreti, riconosciuti anche dal Conai che ha premiato l’amministrazione nella categoria “Teniamoli d’occhio” in quanto i risultati, sotto la vigile osservazione del consorzio stesso, erano reputati straordinari.
Avevamo anche fatto un cronoprogramma che avrebbe consentito di estendere negli altri municipi un sistema di raccolta differenziata integrato che prevedeva porta a porta, domus ecologiche, cassonetti intelligenti. Ma a questi processi occorre crederci e lavorarci concretamente per realizzarli. E, sempre per avere come orizzonte la concretezza, i due impianti di compostaggio di Cesano e Casalselce autorizzati sono quelli che abbiamo presentato noi. Questi impianti avrebbero la capacità di trattare 120mila tonnellate a km zero, evitando di esportare il rifiuto organico dei romani nel nord italia, con costi salatissimi per la cittadinanza. Idem per le isole ecologiche. È questione di correttezza storica.
Io avrei sperato che grazie all’entusiasmo, la Ziantoni, proseguisse nell’estensione della raccolta porta a porta avendo attenzione alle necessarie dotazioni impiantistiche che a Roma mancano. È assurdo investire 100 milioni di euro in un TMB che è tecnologia obsoleta che non risolve il problema dello smaltimento finale. Noi avevamo un piano (il piano industriale di Bagnacani) che prevedeva 14 impianti tutti orientati all’economia circolare, in grado di rendere Roma finalmente autonoma nella gestione del proprio ciclo integrato dei rifiuti, interrompendo l’arricchimento di filiere esterne che da sempre traggono vantaggio dalla carenza impiantistica della capitale. La concretezza che noi abbiamo messo in campo era sotto gli occhi di tutti, sia soluzioni di breve in grado di validare di tempo in tempo il progetto complessivo, sia la soluzione di medio periodo per togliere Roma dallo storico problema dei rifiuti.
Quando lei si insediò la raccolta differenziata era al 43%, 4 anni dopo è al 46%. Eppure Ziantoni è orgogliosa che Roma sia una delle migliori grandi capitali europee da questo punto di vista (per quanto la sua rd abbia grandi e risaputi problemi di qualità). Condivide questa visione?
L’unico modo per aumentare la raccolta differenziata è l’estensione del porta a porta che da risultati immediati. Un esempio di eccellenza a Roma è il quartiere AXA, dove in un mese abbiamo portata la differenziata a più dell’ 80%. La scommessa era proseguire per arrivare alla tariffazione puntuale. Noi avevamo iniziato applicando il sistema Rfid. Questo si attendono i cittadini romani, pagare il giusto per un servizio efficiente. Altro che parole. Ribadisco i nostri risultati concreti, in un percorso, purtroppo interrotto: primo, porta a porta per 320 mila utenze da completare su un bacino di 500 mila abitanti; secondo, due impianti autorizzati; terzo, iter concluso per isole ecologiche. Mi fa piacere che la Ziantoni citi come attività concrete quelle che abbiamo fatto noi…
Che idea si è fatta dello scontro con la Regione Lazio? Pensa che si arriverà mai al commissariamento della Capitale?
La Regione ha approvato un piano orientato all’economia circolare. Tra Regione e Comune occorre sinergia per risolvere i problemi di Roma, mantenendo un profilo pubblico. Penso che il piano industriale Bagnacani, Masullo, Ranieri, orientato al recupero di materia era la difficile ma importante strada maestra da percorrere con determinazione. Importanti sono anche le ecofeste, la lotta contro gli sprechi alimentari (e anche il nuovo regolamento rifiuti che poi è un adeguamento normativo). Queste sono prospettive che pesano nei piccoli paesi, meno nelle grandi metropoli, dove rappresentano, quando vengono realizzate, un granello di sabbia. Abbiamo raccontato quel che abbiamo fatto nei due volumi “Nun se po fa”, storia di ecologisti alle prese con Roma Capitale e Economia circolare nella gestione dei materiali post consumo. Il caso rifiuti di Roma. Abbiamo voluto scriverlo e raccontarlo, a piu mani, giusto perché sia chiaro per tutti il nostro concreto impegno per la nostra capitale, e il bene comune della città. Non parole, ma fatti e documenti che non possono essere smentiti dalla storia e dalle convenienze del momento.