Dopo l’incendio che ha coinvolto l’impianto di stoccaggio rifiuti di Ciampino lo scorso 29 luglio della società Eco Logica 2000 s.r.l. ubicato in Via Enzo Ferrari 105 nel territorio, la cabina di regia ha raccomandato alcune prescrizioni per otto comuni alle porte di Roma: Ciampino, Marino, Albano, Grottaferrata, Castel Gandolfo, Ariccia, Lanuvio e Frascati. Le misure, stando a quanto riporta l’Ansa non riguardano la città di Roma e prescrivono: “di tenere chiuse porte e finestre, limitare spostamenti e uso del condizionatore, lavare frutta e verdura”.
Durante la conferenza stampa di fine riunione con la cabina di regia, il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca ha dichiarato come: “la prudenza sia il faro che deve guidarci. Il nostro dovere è quello di fare di tutto per proteggere la salute delle nostre comunità. Questa è la linea guida”.
Oltre a questo, dopo aver reso noti i primi risultati del monitoraggio attorno all’area che avevano appurato un valore altissimo di diossina, ARPA Lazio ha diramato anche ulteriori risultati.
Secondo i dati dell’ARPA il primo campionatore (installato all’interno dell’impianto), in data 29 luglio ha registrato un livello di diossina pari a 37 µm/m3. In data 30 luglio, invece, il valore ha registrato un aumento ed è stato pari a 42 µm/m3. Si tratta di valori nettamente superiori al limite di 0.1 / 0.3 µm/m3 suggerito dall’OMS.
Sempre dal primo campionatore, poi, il livello di Benzo(a)pirene registrato il 29 luglio è 94 ng/m3 e di 11 ng/m3 il 30 luglio. Secondo il d.lgs. n. 155/2010, riporta l’ARPA, il limite prevede una media annua pari a 1 ng/m3.
In merito al PCB, infine, il valore del primo campionatore ha registrato un valore di 1.000 pg/m3 il 29 luglio e di 6.700 pg/m3 il 30 luglio. Per il PCB, ha precisato l’ARPA, non esistono limiti normativi o valori di riferimento ma secondo l’esperienza rilevata dall’ente i PCB possono rientrare: “in un range molto ampio che oscilla da meno di 200 a oltre 2000 pg/m3.
I valori del secondo campionatore posto a circa 600 metri dall’incendio, invece, secondo i dati diramati dall’ARPA sono tutti inferiori al valore di riferimento sia il 29 che il 30 luglio.
Come ha precisato Roberta Siliquini (presidente della Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica) sul Messaggero: “in assenza di vento, la diossina rimane più concentrata e quindi ha anche più tempo per contaminare il terreno. Servono 10 anni per ridurre del 50% la quantità di diossina presente in una determinata area“. Ricorda, poi, che: “le diossine sono composti chimici che si liberano per combustione e sono tendenzialmente onnipresenti nell’ambiente, ma hanno una elevata stabilità chimica, sono molto volatili e possono diffondersi anche a grandi distanze da dove vengono prodotte. L’esposizione alla diossina può essere acuta e può causare alcuni problemi come ad esempio malattie della pelle, diabete, alterazioni dello sviluppo del feto e infertilità. Si tratta di dati confermati dagli studi di follow up che sono stati condotti dopo il disastro di Seveso. Tanto più è lunga l’esposizione alla sostanza e tanto più sono elevate le dosi, più alti sono i pericoli (…) anche a distanza di molti anni”.