La nuova analisi di ECCO, il think tank italiano per il clima, mostra come un mix di interventi di risparmio e di rilancio delle rinnovabili permetterebbe entro il prossimo inverno la sostituzione del 50% dei volumi delle importazioni di gas russo e un risparmio della spesa nazionale di 14,5 miliardi di euro ai costi attuali del gas. (analisi in pdf al fondo, ndr)
Le misure di autoriduzione del risparmio e regole per la riduzione dei consumi di calore ed elettrici avrebbero un effetto immediato mentre l’adozione di nuove tecnologie richiederebbe dai 6 ai 12 mesi.
La nuova guerra sul continente europeo tra Russia e Ucraina mostra la necessità di ridurre la dipendenza dal gas russo e getta luce sulla più ampia fragilità della dipendenza dell’Europa dalle importazioni di fonti fossili. Una dipendenza che ha esposto il continente alla volatilità dei prezzi, agli shock delle forniture e ai rischi per la sicurezza – alimentando al contempo regimi antidemocratici.
L’obiettivo strategico prioritario dell’Italia deve essere quello di affrancarsi dal gas. Questo deve informare tutte le scelte di politica energetica di breve, medio e lungo periodo. Questa scelta deve essere letta nel contesto dell’altra grande sfida del nostro tempo: il cambiamento climatico. Come evidenzia il nuovo rapporto IPCC, pubblicato lunedì 28 febbraio, il superamento della soglia di 1,5 gradi causerebbe una perdita irreversibile di interi ecosistemi, esponendo le persone e la natura a rischi a cui non saranno in grado di adattarsi portando il pianeta ad uno scenario di crisi permanenti.
Una risposta efficace immediata al conflitto attuale deve prevedere sanzioni sul gas, dal valore circa del 3% del PIL russo e del 7% del bilancio del Cremlino, e misure alternative per compensare il blocco delle importazioni russe.
Per fare questo, Matteo Leonardi, Co-fondatore e Direttore esecutivo affari domestici di ECCO, afferma che: “È necessario dare priorità al risparmio di calore ed elettricità in tutti i settori. La responsabilità della cittadinanza è un elemento essenziale ma totalmente sottovalutato e assente nelle scelte di politica energetica. Questo, affiancato a un piano di efficienza energetica strutturale, allo sblocco immediato delle rinnovabili e un migliore utilizzo delle infrastrutture a gas esistenti, permetterebbe all’Italia di mettere sul tavolo un’opzione pacifica e svincolarsi dalle forniture russe entro il prossimo inverno. Se poi, tali misure divenissero strutturali, permetterebbero di gettare le basi per una strategia di uscita dal gas, necessaria per il raggiungimento degli obiettivi climatici”.
L’Italia riuscirebbe così a rispondere al taglio delle forniture russe entro il prossimo inverno senza far ricorso a nuove infrastrutture gas, riaccensione delle centrali a carbone o nuova produzione nazionale. Prima di creare nuova dipendenza e rischi con altri paesi e regimi, in particolare nel Mediterraneo, occorre un’analisi dei bisogni reali e delle alternative che soddisfino sia la sicurezza energetica che quella climatica di tutti i paesi.
Inoltre, come mostra il FAQ di ECCO sul gas italiano, l’incremento di gas nazionale non rappresenta una soluzione né impattante né sostenibile. L’incremento di meno di 2 miliardi di metri cubi all’anno, previsto dal piano del Governo, corrisponde al 6% delle importazioni di gas russo. Inoltre, ha costi di estrazione molto più elevati e richiede un ingente intervento fiscale a carico di tutti per calmierare i prezzi. Il gas nazionale “meno caro” non esiste e la riapertura è in netta contraddizione con gli impegni internazionali presi dell’Italia nel G20 e alla COP26 nel corso del 2021.
Luca Bergamaschi, Co-fondatore e Direttore esecutivo affari esteri di ECCO, aggiunge che: “Serve una nuova logica di priorità. Prima di invocare la corsa a nuovo gas, occorre dare massima priorità a tutte le alternative per la riduzione e la sostituzione del gas insieme allo sfruttamento delle infrastrutture esistenti. Abbandonare il gas russo deve andare in parallelo
con il generale abbandono dell’utilizzo di questa fonte fossile accelerando il trend di calo strutturale della domanda di gas in atto dal 2005”.
Infatti, il gas in Italia è stata la fonte di transizione dal 1990 al 2005, quando la domanda ha invertito il trend calando del 14% fino ad oggi. Questo grazie alle politiche di efficienza energetica, delle rinnovabili e delle congiunture economiche quali il calo dell’output industriale e la crisi economica. Questo trend calante, e quindi il bisogno reale dell’Italia di gas, è atteso in forte accelerazione grazie a nuovi impegni e nuove politiche climatiche, incluse quelle del Green Deal europeo. Oggi la sfida dell’Italia è la transizione dal gas verso un sistema pulito e costruire una nuova resilienza geopolitica, economica e climatica che non generi un susseguirsi di crisi ma che metta al riparo da esse. L’opinione pubblica è pronta a uscire dal gas. Un nuovo sondaggio di prossima pubblicazione, condotto da YouGov per More in Common e curato per l’Italia da ECCO, mostra che la maggior parte (56%) degli italiani, su tutto l’arco politico, è pronta a cessare gradualmente o immediatamente l’uso del gas.
• Risparmio sul riscaldamento.
• Efficienza energetica e sostituzione delle caldaie a gas con pompe di calore.
• Risparmio nel settore elettrico attraverso il supporto di una campagna di sensibilizzazione.
• Sviluppo di fonti rinnovabili in rete.
• Sviluppo di impianti fotovoltaici sugli edifici.
• Sviluppo delle rinnovabili nel settore industriale.
• Risparmio nel settore industriale aumentando l’efficienza energetica attraverso il PNRR.
• Riduzione del consumo di gas nei trasporti.