L’Istituto per la Formazione e la Ricerca delle Nazioni Unite (UNITAR) ha lanciato un allarme: la produzione globale di rifiuti elettronici (RAEE) sta aumentando a un ritmo cinque volte superiore rispetto al loro riciclo. Il dato emerge dall’ultimo rapporto dell’organizzazione.
Pc, smartphone, chiavette USB, casse acustiche, auricolari, televisori, lampadine a LED, elettrodomestici di ogni tipo: qualsiasi dispositivo alimentato da corrente o batteria rientra ormai nella categoria RAEE. Nel 2022 il mondo ha generato ben 62 milioni di tonnellate di questi rifiuti. L’Europa si posiziona in testa alla classifica con 17,6 kg di RAEE pro capite, seguita da Oceania (16,1 kg), Americhe (14,1 kg), Asia (6,4 kg) e Africa (2,5 kg).
Ancora più preoccupante è il dato sul riciclo: solo il 22,3% (meno di un quarto) dei 62 milioni di tonnellate totali è stato raccolto e riciclato correttamente. Un’occasione persa di recuperare materiali dal valore complessivo di ben 62 miliardi di dollari.
Oltre all’impatto ambientale dovuto al loro volume crescente, i RAEE nascondono un pericolo maggiore: la presenza di sostanze tossiche. Mercurio, piombo e cadmio sono solo alcuni esempi di elementi che, se non correttamente smaltiti, possono contaminare l’ambiente e mettere a rischio la salute umana.
Le “terre rare“: un tesoro limitato a rischio esaurimento. Smartphone, schermi LED e altri dispositivi elettronici necessitano di questi elementi preziosi, la cui estrazione è minacciata dalla scarsità dei giacimenti. Secondo il rapporto UNITAR, “non più dell’1% della domanda di terre rare è soddisfatta dal riciclo dei rifiuti elettronici”.
Nonostante un leggero aumento del riciclo negli ultimi anni (circa 0,5 milioni di tonnellate in più ogni anno), la produzione di RAEE è in costante crescita (2,3 milioni di tonnellate in più ogni anno). Le previsioni non sono rosee: si stima che entro il 2030 raggiungeremo quota 82 milioni di tonnellate.
Ancora più preoccupante è il calo previsto nel tasso di raccolta e riciclo (-2,3% entro il 2030). Un fenomeno legato all’aumento esponenziale dei RAEE e all’insufficienza delle infrastrutture per la loro gestione.
Serve un’inversione di rotta immediata. “Questo rapporto è un appello urgente per maggiori investimenti nello sviluppo di infrastrutture per il riciclo e nella promozione della riparazione e del riutilizzo”, afferma Kees Baldé, autore del rapporto. Secondo le stime, un tasso di riciclo del 60% entro il 2030 genererebbe benefici superiori di 38 miliardi di dollari rispetto ai costi di investimento.