La Soprintendenza ferma la quarta linea dell’inceneritore di San Vittore nel Lazio, comune in provincia di Frosinone a pochi chilometri dal confine con la Campania. Un ampliamento che nelle intenzioni di Acea, proprietaria dell’impianto, e del comune di Roma sarebbe servito a bruciare migliaia tonnellate di indifferenziato della Capitale, alle prese con la sua cronaca emergenza rifiuti. Il parere negativo dell’ente, che fa capo al Ministero della Cultura, è arrivato nel corso dell’ultima seduta della Conferenza dei servizi di lunedì 10 gennaio, quando le cose sembravano ormai avviate per uno sblocco dei lavori. Le motivazioni dello stop risiedono nel fatto che c’è un vincolo di uso civico sui terreni nei quali dovrebbe essere realizzato l’asse viario per l’accesso all’impianto. L’inceneritore di San Vittore attualmente brucia 345mila tonnellate di rifiuti l’anno.
“Apprendiamo che il Ministero della Cultura ha dato parere negativo all’ampliamento dell’inceneritore di S. Vittore”, dice il consigliere regionale del Lazio, Marco Cacciatore (Europa Verde), Presidente Commissione X Urbanistica, Politiche abitative, Rifiuti della Pisana. “Esprimo soddisfazione, anche se purtroppo in passato è capitato di vedere autorizzati insediamenti insostenibili, anche contro pareri – obbligatori ma ahimè non vincolanti ai sensi della legge – e osservazioni a non finire. L ‘area interessata è classificata ad uso civico, ostacolo che non mi risulta essere valicabile in alcun modo”. Per Cacciatore “è razionalmente privo di fondamento il progetto di ampliare un inceneritore, proprio nel momento in cui sia l’Europa, con il pacchetto economia circolare, sia il Piano rifiuti regionale invitano a superare questa tipologia di trattamento. E’ anche in contraddizione con la necessità di aumento della raccolta differenziata – che ricordo essere un obbligo di legge – perché se aumenta la differenziata si riduce l’indifferenziato, da cui si estrae il combustibile che brucia in un inceneritore”.
Oltre a ciò, Roma Today riferisce che quindici piccoli comuni del basso Lazio e dell’alto casertano hanno firmato un atto di diffida indirizzato all’ufficio Via della Regione Lazio, all’Arpa regionale, alla Asl di Frosinone, all’Anac, Autorità nazionale anticorruzione, chiedendo un passo indietro sui pareri favorevoli all’impianto espressi in sede di Conferenza dei servizi, contestandone nel dettaglio i contenuti, pena la scelta di ricorrere alle vie giudiziali.