“Io non metterò la sindaca nelle condizioni del 2019, non indicherò entro 30 giorni un sito di discarica perché non è così che si fa”. L’assessora capitolina ai Rifiuti, Katia Ziantoni, non vuole andare allo scontro con la Regione Lazio ma la sua posizione, rilasciata nel corso di un’intervista all’agenzia Dire, porta verso il commissariamento della Capitale. Una conseguenza quasi inevitabile dopo l’ordinanza di ieri del governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, che (tra le varie misure previste) ha dato 30 giorni di tempo a Roma Capitale per individuare nel proprio territorio gli impianti di trattamento e smaltimento idonei a garantire l’autosufficienza della Città Eterna nella gestione del ciclo dei rifiuti.
“Noi porteremo il piano industriale di Ama (che per la filiera dei rifiuti indifferenziati non prevede alcuna discarica ma solo un Tmb, ndr) che oggi dovrebbe essere approvato anche dall’Assemblea Capitolina e che sia la parte del trattamento che dell’autosufficienza ma i siti per lo smaltimento finale sono un’altra cosa- ha spiegato Ziantoni- Fanno capo alla cartografia che deve essere aggiornata dalla Città metropolitana sulla base del Ptpr che la Regione Lazio deve adottare, perché dichiarato incostituzionale. Questo è il problema. E infatti questo aspetto è citato nel piano industriale”.
Eppure una lista di siti potenzialmente idonei c’è ed è quella scaturita dal lavoro tecnico di Regione, Comune e Città Metropolitana subito dopo l’ordinanza di commissariamento di Zingaretti a fine novembre del 2019 e fa cui scaturì l’individuazione dell’area di Monte Carnevale. Ma anche su questo c’è il no della Ziantoni: “Assolutamente non siamo disponibili a ripartire dall’analisi di quei siti, perché era distorta e individuava semplicemente le cave, che sono sempre le stesse. Ed è veramente ridicolo. Non credo che quell’analisi, fatta sulla base di un’ordinanza contingibile è urgente sia stata corretta. Non credo si debba ripartire da quella. Città metropolitana deve fare la cartografia sulla base del Ptpr definitivo, da quella si possono scegliere le aree e non sulla base di un ordinanza perché non è una gestione trasparente dei rifiuti. E questa è sempre stata fatta negli anni”.
La necessità di un Ptpr aggiornato e di nuove cartografie della Città Metropolitana vale anche per il tmb, che infatti Ama ha inserito nel proprio piano industriale mentre non ha previsto una discarica. Forse perché all’epoca la municipalizzata si sentiva garantita dall’iter autorizzativo incardinato in Regione (ora sospeso a tempo indeterminato) per la costruzione della discarica di Monte Carnevale: “Non è per questo motivo- ha ribattuto Ziantoni- Ama per Roma fa principalmente raccolta e trattamento. Sono le sue competenze più dirette, mentre lo smaltimento dipende da una pianificazione più ampia che coinvolge tre enti diversi (Regione, Comune e Città Metropolitana). E’ vero che Ama ha inserito un nuovo tmb nel suo piano ma non è stata messa una localizzazione proprio perché mancano gli strumenti pianificatori”.
Intanto Roma è sul filo dell’emergenza: “Come si possonoportare fuori i rifiuti organici della raccolta differenziata lo stesso si può fare con l’indifferenziata- ha replicato Ziantoni- Il discorso è un altro. Nessuno dice che l’esaurimento della discarica di Roccasecca avviene perché nessuno della Regione si è accorto che il quinto invaso non era stato completato. E guarda caso quell’impianto fa capo a Valter Lozza (arrestato due settimane fa insieme all’ex direttrice dell’area Rifiuri del Lazio, Flaminia Tosini, ndr), quindi si dovevano fare qualche domanda sul perché non era stato completato. Altrimenti in emergenza non ci andavamo. Questi problemi con gli iter autorizzativi nascono perché in molto impianti sono state fatte delle storture”.
Le stesse avvenute, secondo Ziantoni, col Tmb di Rocca Cencia, a proposito del quale la Regione nel l’ordinanza ha chiesto a Roma Capitale e ad Ama una posizione definitiva sul futuro di questo impianto. “Abbiamo ribadito al tavolo la nostra posizione (chiudetelo e realizzare lì un impianto di multimateriale, ndr) ed è abbastanza particolare che lo rimettano nell’ordinanza- ha proseguito Ziantoni- Perché quel Tmb la Regione avrebbe dovuto revocare l’autorizzazione e chiuderlo dal 2015, invece è stata lasciata aperta una conferenza dei servizi dal 2015 al 2020 e nel frattempo sono state autorizzate modifiche non sostanziali che hanno aumentato il carico dei rifiuti in maniera insostenibile. Inoltre è stato prorogato nonostante fossero venuti meno i vincoli industriali di quell’area già prima che lì sorgessero i primi insediamenti abitativi”.
L’ordinanza del presidente Zingaretti ha spiazzato l’assessore anche per un altro aspetto: “L’Ama ha già esteso gli accordi in essere con gli impianti fuori regione e stiamo utilizzando le quantità contrattualizzate in Abruzzo e Toscana. Sulle 365 tonnellate che restavano, la linea concordata con la Regione è che avrebbero individuato delle misure più urgenti e poi quelle a lungo termine per evitare che dovessimo sempre andare in crisi. Queste contenute nell’ordinanza sono le misure più urgenti e temporanee, perché stiamo parlando di una durata di 20 giorni. Ci risiederemo al tavolo, perché questa era la linea, per condividere con la Regione delle linee di più ampio respiro in modo che noi possiamo attuare quello che dobbiamo per evitare di andare di nuovo in emergenza. Non c’è bisogno della contrapposizione, non ho fatto questo al tavolo, dove invece ho detto che non potevo risolvere un’emergenza creata da un altro”.
E se Roma fosse commissariata? “La Regione lo aveva scritto pure nell’ordinanza del 2019…”. Non accadde perché la Raggi individuò il sito di Monte Carnevale. Ma la Ziantoni, che all’epoca non era assessora in Giunta, non è disposta a scrivere lo stesso finale.
(agenzia Dire)