Mercoledì 7 settembre la Commissione Ecomafie presieduta da Stefano Vignaroli ha approvato la Relazione finale sul mercato illegale delle buste di plastica (consultabile e scaricabile in basso), che fa il punto sul rispetto della norma entrata in vigore il 13 agosto 2017. La legge ha imposto a partire del 1° gennaio 2018 che possano circolare solo shopper ultraleggeri biodegradabili e compostabili (ai sensi della norma Uni En 13432:2002) con un contenuto di materia prima rinnovabile non inferiore al 40%.
Secondo i dati raccolti, i sacchetti compostabili sono i più diffusi ma nel paese circolano ancora molti sacchetti in plastica tradizionale, ossia non a norma: si parla di 4 buste fuori legge su 10. Un dato, come sottolinea il Conai, che coinvolge tutto il territorio nazionale perché riguarda le forniture, in particolare presso gli esercizi commerciali al dettaglio e i mercati rionali ed ambulanti.
Più nel dettaglio, i dati ISPRA contenuti nella relazione, indicano che il quantitativo totale di borse in plastica immesse sul mercato nel 2020, risulta essere pari a quasi 88 mila tonnellate, in lieve aumento rispetto al 2019 dell’1,6 per cento,
pari a circa 1.400 tonnellate. Le tipologie di borse di plastica più diffuse sono costituite dalle borse biodegradabili e compostabili, 78,3 per cento del totale, pari a circa 68 mila tonnellate.
Secondo i dati più recenti raccolti invece da Plastic Consult, nel 2021 il consumo di shopper di plastica monouso si è attestato su circa 76.000 tonnellate (rispetto alle 200mila tonnellate del 2007), e si registra uno non a norma ogni cinque. La società ha rilevato che il mercato delle buste compostabili valeva nel 2020 circa 58.000 tonnellate (+2,7 rispetto al 2019), a cui vanno aggiunte 15mila tonnellate di sacchetti per la raccolta dell’umido (+3,5%).
“Da quando è entrata in vigore la legge che vieta le buste di plastica-shopper non biodegradabili si è dovuto fare i conti con la produzione illegale degli stessi – commenta Stefano Vignaroli, presidente commissione Ecomafie – Questo fenomeno, oltre a permettere guadagni illeciti, è sfruttato dalla criminalità organizzata per il controllo del territorio sotto forma anche di ‘pizzo’. Grazie all’impegno delle forze dell’ordine e di Assobioplastiche questa illegalità sta gradualmente diminuendo. Anche la Commissione ha dato il proprio contributo con una serie di protocolli d’intesa tra la Commissione, Carabinieri e Assobioplastiche che hanno permesso ad alcune Polizie locali di ampliare i loro ambiti territoriali di competenza. Ciò ha visto attiva la Commissione in una serie di operazioni di controllo sul territorio che hanno portato ad alcuni sequestri di aziende che producevano in maniera illegale. Rivolgo un ringraziamento anche al NAD (Nucleo Ambiente e Decoro) della Polizia locale di Roma e all’Unità Operativa Tutela Ambientale della Polizia locale di Napoli. L’impegno delle istituzioni sta permettendo di ridurre significativamente il fenomeno”.