Il 16 marzo il Consiglio Ue vota la revisione della legislazione comunitaria sugli imballaggi e sui rifiuti che ne derivano. La proposta ha tre obiettivi principali: ridurre la produzione di rifiuti da imballaggio del 15% pro capite entro il 2040 rispetto al 2018 potenziando sia il riutilizzo che il riciclo; rendere tutti gli imballaggi riciclabili entro il 2030 introdurre tassi vincolanti di contenuto riciclato da inserire nei nuovi imballaggi in plastica.
I rappresentanti delle imprese e delle organizzazioni che promuovono il Circular Economy Network ne hanno discusso on line lo scorso 23 febbraio. Ne è nato un documento con una serie di proposte di modifica da inviare alla Commissione Europea. Proposte volte ad “assicurare tempi e modalità per la praticabilità di alcuni obiettivi”, e una “migliore efficacia complessiva delle misure anche dal punto di vista ambientale”.
Nei mesi scorsi si è molto parlato dell’obbligo di introdurre dei “sistemi di deposito e restituzione” per il riutilizzo degli imballaggi, tra questi anche per: bottiglie di plastica e di metallo monouso; bottiglie in vetro monouso; cartoni per bevande. Sul punto la posizione del CEN è molto chiara. Si legge nel documento: “Non c’è nessuna ragione per adoperarsi in Italia per istituire un sistema basato sul deposito cauzionale per i rifiuti d’imballaggio da avviare al riciclo: genererebbe nuovi e maggiori costi e/o costi aggiuntivi, nonché confusione e difficoltà per i cittadini, i Comuni e le imprese che per 25 anni hanno organizzato, gestito, imparato a fare sempre meglio le raccolte differenziate dei rifiuti d’imballaggio raggiungendo la percentuale di recupero e riciclo dell’82,6% (il 71,9% avviati al riciclo) nel 2021”.
E ancora: “Questo nuovo Regolamento non dovrebbe né promuovere né obbligare ad adottare un modello europeo unico dedicato al riutilizzo, ma consentire, come è avvenuto fino ad ora, che vi sia un’articolazione di differenti sistemi nazionali, valorizzando i diversi modelli già esistenti e operativi, modificati eventualmente con misure integrative e flessibili, adottate dai singoli Paesi, che risultassero necessarie per raggiungere i nuovi obiettivi di riutilizzo”.
Imballaggi di carta e plastiche biodegradabili
Il documento del CEN chiede inoltre di escludere dall’obbligo di utilizzo di imballaggi riciclabili quei materiali rinnovabili come “la carta, il cartone e plastiche biodegradabili e compostabili, che siano avviati al riciclo almeno per l’85%”. Stabilendo però di introdurre un contenuto minimo di materiale proveniente da riciclo (il 60%) per gli imballaggi di carta e cartone. E di rendere le plastiche biodegradabili e compostabili facilmente riconoscibili per colore o con l’applicazione di uno specifico marchio.
Plastiche, PET e tassi di contenuto riciclato
Un’ultima rilevante proposta di modifica del CEN riguarda le prescrizioni sulle percentuali di contenuto di plastiche riciclate da inserire nelle bottiglie in PET, e in altre bottiglie e contenitori in plastica a contatto con alimenti e bevande. Anche in questo caso ci sono diverse soglie e scadenze da rispettare, che “entrano in contraddizione con il recente regolamento Ue relativo ai materiali in plastica riciclata destinati agli imballaggi per i prodotti alimentari. Un regolamento che prevede prescrizioni per il pretrattamento e la decontaminazione. Tali prescrizioni, però, con le attuali soluzioni tecnologiche maggiormente diffuse per la raccolta differenziata, sono applicabili solo alle bottiglie in PET”.
In coerenza con ciò, il CEN propone di conservare l’obbligo della quota minima di contenuto riciclato esclusivamente per le bottiglie in PET. Per gli altri contenitori – in PET e non – destinati agli alimenti, il CEN propone di avviare una sperimentazione triennale su nuove modalità di raccolta e decontaminazione delle plastiche da impiegare come materiale riciclato.