Negli ultimi anni, l’Unione Europea ha adottato una serie di normative per migliorare il recupero e il riutilizzo delle materie prime, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale e favorire il riciclo. Due regolamenti chiave in questo ambito sono la Direttiva SUP del 2019 e il Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio (PPWR) del 2024. L’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del riciclo e ridurre la dispersione di contenitori per bevande nell’ambiente, che rappresenta un costo elevato per le amministrazioni locali.
A tal proposito, il prossimo 9 ottobre 2024, a Roma si terrà il Convegno “Strategie e scenari di sostenibilità alla luce dei nuovi obblighi di legge: il potenziale ruolo del deposito cauzionale”, promosso dalla campagna nazionale “A buon rendere” con il sostegno del Vice Presidente della Camera, Sergio Costa.
Come spiega una nota di “A Buon Rendere – molto più di un vuoto”: “Nell’ambito del convegno sarà possibile valutare l’efficacia del sistema di deposito cauzionale per imballaggi per bevande (Deposit Return System – DRS), esaminare i motivi che ne hanno fatto un elemento fondamentale per garantire circolarità al settore nella maggior parte dei Paesi UE, e fare il punto sulla situazione nazionale esaminando gli attuali livelli prestazionali del sistema Italia, le iniziative previste per garantire il rispetto dei target e degli obblighi di legge, e la relativa tempistica. Perché la transizione sia efficace, partecipata da tutti gli attori, e perché vengano definite scelte lineari e davvero intese allo scopo”.
“Per la nostra campagna l’evento rappresenta l’occasione di poter presentare in una sede parlamentare alcuni dei dati e delle evidenze del nostro studio di analisi costi/benefici derivanti dall’introduzione di un sistema DRS in Italia, che, ricordiamo, resta ad oggi l’unico studio pubblicamente disponibile – spiega Enzo Favoino, coordinatore scientifico della campagna – Siamo grati all’onorevole Costa per avere promosso questa occasione di confronto con molti dei soggetti politici, istituzionali e imprenditoriali che verrebbero coinvolti nell’implementazione di un sistema di deposito cauzionale, a partire dall’attivazione di un percorso parlamentare per giungere ad una sua definizione in congruo anticipo rispetto alla tempistica stabilita dal Regolamento UE sugli imballaggi recentemente approvato che, come si evince dalla lettura di alcune disposizioni, dovrebbe comportare la introduzione obbligatoria del DRS a partire dal 2032-2033 “.
“La PPWR prevede infatti all’art.44 l’obbligo per i Paesi Membri di conseguire al 2029 il 90% di intercettazione di bottiglie in plastica e lattine, e impone di istituire un DRS nel caso in cui non venisse raggiunto tale obiettivo nei tre anni precedenti. Nel caso delle bottiglie di plastica l’obiettivo di raccolta introdotto dalla Direttiva sulle Plastiche Monouso è peraltro già stato recepito nel nostro ordinamento. Nonostante sia stata introdotta nel corso delle negoziazioni una condizione di esenzione transitoria per gli Stati Membri che conseguissero un tasso di raccolta dell’80% al 2026 per bottiglie e lattine, viene mantenuto comunque l’obbligo del 90% come obiettivo finale. Viene dato pertanto alla Commissione il mandato di imporre un DRS ai Paesi che, per tre anni consecutivi, non raggiungessero il 90% di raccolta di tali contenitori”, continua la nota.
“Interverranno – si legge – responsabili del MASE, di ISPRA , di ANCI, del CONAI e di Torino Città Metropolitana, che ha aderito alla Campagna sin dal suo lancio nel marzo del 2022. Parteciperanno inoltre alla tavola Rotonda responsabili di ASSOBIBE, COREPLA, CORIPET, CIAL, ASSORIMAP. Concluderà l’evento l’intervento dei sei parlamentari indicati nel programma.
“Come campagna ” A Buon Rendere” andremo a ribadire che non esistono esperienze a livello globale che abbiano dimostrato di potere intercettare il 90% dell’immesso al consumo di imballaggi per bevande, consumati prevalentemente “on the go”. Anche il sistema di “raccolta selettiva incentivante” che viene invece promosso come alternativa al DRS, e come elemento chiave per raggiungere gli obiettivi europei in affiancamento al sistema attuale, non può essere l’elemento decisivo per conseguire tali obiettivi : il fatto che sia stato abbandonato da tutti i Paesi che avevano avviato una sperimentazione in tal senso (come la Spagna) è eloquente. Le attuali strategie messe in campo, come i finanziamenti di eco-compattatori con fondi PNRR, non paiono di sufficiente portata – pur a fronte di esborsi significativi da parte dello Stato – per consentire il conseguimento degli obiettivi. Ritardare nel tempo l’adozione del DRS significa accettare lo spreco di 7 miliardi di contenitori per bevande ogni anno, nel Paese europeo che ha una dipendenza nell’importazione di materiali pari al 46,8%, ossia più del doppio della media UE” aggiunge Silvia Ricci coordinatrice della Campagna.
Un esempio recente di successo
Nella nota, viene anche spiegato come all’inizio del convegno verrà mostrato un estratto del documentario “Chiudere il cerchio: alla scoperta del sistema di deposito slovacco”. Il sistema di deposito cauzionale (DRS) introdotto in Slovacchia che nel 2022 ha ottenuto un tasso di raccolta del 92% in soli due anni. I materiali raccolti sono destinati esclusivamente ai produttori di bevande, che li utilizzano per riciclare bottiglie e lattine in un processo “bottle-to-bottle” e “can-to-can”. Le associazioni del settore delle bevande, tra cui AIJN, NMWE e UNESDA, sostengono un DRS armonizzato a livello europeo per garantire il diritto di prelazione su questi materiali.
“I Paesi Membri puntano sul sistema di deposito cauzionale per raggiungere gli obiettivi UE e per efficientare la gestione ed il riciclo degli imballaggi“, spiega A Buon Rendere.
Riassumendo, poi, va aggiunto che stando a quanto detto sulla nota, il sistema di deposito cauzionale (DRS) sta diventando centrale nelle politiche dell’UE e a livello globale per la gestione degli imballaggi, soprattutto per i contenitori per bevande (bottiglie in vetro, plastica e lattine). Entro gennaio 2025, 18 Paesi europei avranno adottato un sistema nazionale DRS, con Ungheria, Romania e Irlanda che si uniranno nel 2024. I primi sistemi, introdotti tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del 2000, hanno dimostrato di migliorare l’efficienza del riciclo. In particolare, il DRS consente:
- Tassi di raccolta superiori al 90%, come dimostrato dal sistema slovacco, che ha raggiunto questo obiettivo in meno di due anni.
- Promozione di filiere di riciclo di alta qualità con un processo “closed loop”, che permette il riciclo da bottiglia a bottiglia e da lattina a lattina.
- Riduzione del littering, ovvero la dispersione dei contenitori nell’ambiente, riducendo i costi per le amministrazioni pubbliche.
- Possibilità di integrare il riuso dei contenitori in vetro o PET più spesso, sfruttando la logistica sviluppata dal sistema.
Recentemente, l’UE ha spinto ulteriormente il tema del DRS con nuove politiche e regolamenti, come:
- Obiettivi della Direttiva sulle Plastiche Monouso, che richiedono il 90% di raccolta delle bottiglie in PET e il 30% di contenuto minimo di materiale riciclato.
- Obiettivi del Regolamento sugli Imballaggi, che impongono il 90% di intercettazione di bottiglie e lattine, e l’introduzione di un DRS se questi obiettivi non vengono raggiunti per tre anni consecutivi.
- Il Trattato Globale sulla Plastica delle Nazioni Unite ha più volte sottolineato l’importanza del DRS come strumento per migliorare il riciclo, prevenire la dispersione dei contenitori e ridurre l’impatto ambientale complessivo. Nonostante questi stimoli, in Italia il dibattito sull’adozione del DRS e il raggiungimento degli obiettivi UE è ancora in fase di stallo.
“La cosa pare contraddittoria con alcuni numeri che ancora attestano larghi spazi di inefficienza della filiera del riciclo che vanno recuperati, quali i 7 miliardi di contenitori per bevande che attualmente sfuggono al riciclo stimati dalla Piattaforma Reloop, il 50% circa di imballaggi in plastica che attualmente non ricicliamo, e gli oltre 800 Milioni di Euro che il nostro Paese versa di conseguenza come Plastic Tax alla UE per la plastica non riciclata dal 2021 (su cui un grosso contributo quantitativo è dato dalle bottiglie in PET non intercettate e non riciclate dai sistemi di raccolta differenziata)”, conclude A Buon Rendere.