L’inceneritore di Bari non s’ha da fare, questo mette nero su bianco la Regione Puglia. Con atto dirigenziale del 4 settembre, il dipartimento Sviluppo economico dell’ente ha dichiarato inammissibile la richiesta della società NewO di accedere ad un’agevolazione di circa 10 milioni di euro per realizzare nella zona industriale tra Bari e Modugno un impianto di ossicombustione per lo smaltimento dei rifiuti.
Sull’autorizzazione all’impianto si era aperta una battaglia tra la Regione Puglia, inizialmente favorevole, e i Comuni di Bari e Modugno, contrari. Ma soprattutto c’era stata da subito una dura opposizione di associazioni ambientaliste e comitati cittadini, che oggi accolgono con favore la notizia dell’inammissibilità consapevoli che la vicenda non è ancora chiusa: “E’ una piccola vittoria, non abbiamo ancora vinto la guerra” ci scrive il portavoce Vito Antonacci di Zero Waste Italy.
Sulla realizzazione dell’inceneritore pende ancora un ricorso al Tar contro la proroga della Valutazione di impatto ambientale concessa alla società.
Come riassume sinteticamente l’europarlamentare verde Rosa D’amato su facebook, la vicenda inizia nel 2016, quando la Newo presenta un’istanza per la realizzazione di un impianto di recupero dei rifiuti provenienti dal ciclo di lavorazione dei rifiuti urbani mediante tecnologia di ossicombustione, richiedendo agevolazioni per oltre 10 milioni di euro. Nel 2018 l’impresa fornisce una documentazione (incompleta) sulla copertura dell’investimento e ottiene una prima autorizzazione VIA/AIA, poi annullata dal TAR Puglia a seguito del ricorso presentato da diversi enti. Nel 2022 Puglia Sviluppo annuncia il rigetto in assenza di autorizzazioni amministrative. Segue una serie di rimpalli in cui NewO ha più volte diffidato l’Ente dal rigettare l’istanza.
Lo scorso giugno inoltre, D’amato presenta a Bruxelles una petizione contro l’impianto: nel progetto manca la conformità a direttive e regolamenti europei, si sottolinea.
“L’inceneritore non è autorizzato, non è finanziato da soldi pubblici. E, sia chiaro, non si dovrà fare. – scrive l’europarlamentare – La posizione di chi tutela salute e ambiente non cambia. Una vittoria per chi ha lottato contro un sistema di scatole cinesi che avrebbe solo penalizzato un territorio già altamente industrializzato. Una conferma che il lavoro di squadra è la migliore arma democratica dei cittadini“.