A che punto è il riconoscimento come area di salvaguardia ambientale del Campo pozzi Laurentino Tutela del campo pozzi Laurentino: è questa la richiesta principale contenuta nell’interrogazione a risposta immediata n. 315, depositata il 20 marzo 2025 dai consiglieri regionali Adriano Zuccalà, Valerio Novelli e Alessandra Zeppieri e indirizzata al Presidente della Regione Francesco Rocca e all’Assessore regionale alla Tutela del territorio. L’istituzione dell’area di salvaguardia, data la vicinanza al sito scelto per l’inceneritore da seicentomila tonnellate di Santa Palomba, potrebbe bloccare il progetto dell’impianto che verrà gestito da Acea.
I consiglieri ricordano che la situazione del Campo pozzi Laurentino, che rifornisce d’acqua i comuni limitrofi di Pomezia e Ardea, è particolarmente delicata. La sua gestione è affidata alla Regione Lazio e già in passato Acea Ato 2 ha sollecitato l’istituzione di una fascia di protezione ambientale per tutelare l’area dalle contaminazioni provenienti dall’esterno. Questa esigenza di salvaguardia era stata evidenziata anche nella prima relazione tecnica predisposta da Ama durante le fasi preliminari per l’acquisto dei terreni destinati all’inceneritore.
Perché un’area di salvaguardia ambientale attorno al Campo pozzi Laurentino
Secondo un rapporto ufficiale del 2016 approvato dalla Regione Lazio in cui viene affrontato il problema dell’inquinamento delle acque sotterranee nei comuni di Pomezia e Ardea, già nel 2011 furono rilevate tracce di tetracloroetilene e tricloroetilene nel territorio. Si tratta di sostanze non più utilizzate dalle attività locali, ma presumibilmente presenti a causa di contaminazioni pregresse o smaltimenti illeciti risalenti a 10-20 anni prima. Successivi campionamenti hanno evidenziato un’area contaminata piuttosto estesa, soggetta a monitoraggio continuo e aggiornamenti settimanali.
Il tetracloroetilene e il tricloroetilene sono solventi clorurati utilizzati in passato nel settore della pulizia. Si tratta di inquinanti altamente volatili e persistenti nell’ambiente, che si diffondono nel suolo e nelle acque, potenzialmente raggiungendo anche le falde profonde. Se rilasciati nell’ambiente, possono rappresentare un pericolo per la salute umana, soprattutto in caso di esposizioni prolungate o a concentrazioni elevate. In particolare, il tricloroetilene è stato classificato come cancerogeno certo per l’uomo, mentre il tetracloroetilene è considerato probabilmente cancerogeno.
Nonostante la contaminazione, i controlli effettuati sulle acque distribuite tramite rete pubblica hanno sempre confermato il rispetto dei limiti di legge italiani, che prevedono un valore massimo di 10 µg/L per la somma delle due sostanze. Tuttavia, la presenza di inquinamento in prossimità di importanti fonti di approvvigionamento, come il campo pozzi Laurentino, ha reso necessario rafforzare i controlli da parte di Arpa e Asl e pianificare misure preventive. Tra queste: rientrano il potenziamento delle condotte idriche, l’approvvigionamento da fonti esterne e, nel lungo termine, l’installazione di impianti di trattamento e la bonifica dell’area.
Particolare attenzione è stata posta ai pozzi privati, che non possono essere utilizzati per scopi potabili senza una valutazione di idoneità rilasciata dalla Asl. In caso di superamento dei limiti di contaminazione, è obbligatoria l’installazione di sistemi di depurazione. L’uso di tali pozzi senza autorizzazione comporta sanzioni.
La risposta della Regione sul Campo pozzi Laurentino
In risposta all’interrogazione sollevata, la Regione Lazio riconosce che il campo pozzi Laurentino, che fornisce acqua potabile ai Comuni di Pomezia e Ardea, è da anni oggetto di attenzione per la presenza di sostanze organiche clorurate nelle falde acquifere. La contaminazione – ricorda – era già stata segnalata nel suddetto un rapporto ufficiale del 2016, che evidenziava un rischio ambientale significativo nell’area.
Tuttavia – scrive la Regione – nel marzo 2025, Acea Ato 2, il gestore del servizio idrico, ha comunicato alla Regione Lazio un aggiornamento del piano degli interventi per far fronte alla situazione. Questo piano prevede:
- Nel breve e medio periodo, la delocalizzazione dei pozzi in aree più sicure.
- Nel lungo periodo, una soluzione definitiva, ovvero la sostituzione delle fonti idriche locali con acqua proveniente da acquedotti più distanti, attraverso il raddoppio della condotta principale che serve Pomezia.
Nel frattempo – spiega la Regione -, nell’ambito di un protocollo tecnico firmato nel dicembre 2023 da Regione, Città Metropolitana, Acea e altri enti, era stata avviata una procedura per l’individuazione formale delle aree di salvaguardia intorno ai campi pozzi Laurentino e Pescarella, come previsto dall’art. 94 del D.lgs. 152/2006.
Ma – conclude la risposta -, alla luce del nuovo piano di Acea, la Regione ha considerato superata la necessità di istituire l’area di salvaguardia ambientale. Con determinazione G03472 del 20 marzo 2025, ha quindi disposto l’archiviazione dell’istanza, ritenendo non più attuale la richiesta di delimitazione dell’area protetta attorno ai pozzi, poiché questi verranno progressivamente abbandonati e sostituiti.
La reazione di Rete Tutela Roma Sud
“Nella puntata di Report di dicembre Francesco Rocca disse che non ne sapeva nulla e adesso lascia che la perimetrazione dell’area di salvaguardia del Campo pozzi venga archiviata“, scrive Rete Tutela Roma Sud in una nota.
“L’inquinamento non è stato eliminato – si legge – e ACEA, in evidente conflitto di interessi, ha proposto di prendere l’acqua altrove, con opere infrastrutturali a carico dei cittadini. In pratica non viene tutelata la risorsa idrica del campo pozzi laurentino, ma viene saccheggiata l’acqua altrove e trasportata ad Ardea e Pomezia”.
“Tutto questo – precisa la Rete – con la complicità della Segreteria Tecnico Operativa dell’ATO 2 Lazio centrale, dando per scontata l’approvazione della conferenza dei Sindaci, organo evidentemente inutile se approva tutte le procedure dell’Acea Gruppo. Hanno archiviato la richiesta della perimetrazione dell’area di salvaguardia del campo pozzi laurentino perché avrebbe impedito la costruzione dell’inceneritore, questa è la verità. “
“Di fatto, Ama ha proceduto ad acquistare il terreno scelto per l’impianto perché l’istituzione dell’area di salvaguardia non era ancora stata approvata“, conclude Rete Tutela Roma Sud.