Il 13 marzo si è svolto in Campidoglio il convegno “Acque, le priorità del recupero e del riuso”. L’incontro prende spunto dalla strategia di Adattamento Climatico di Roma Capitale approvata a gennaio 2025 nella quale si individuano le grandi sfide che Roma dovrà affrontare in uno scenario di innalzamento della temperatura globale che, come sappiamo, è già una realtà. E le priorità di intervento per mettere in sicurezza le persone, gli spazi pubblici, le infrastrutture e le attività economiche.
“Roma Capitale prosegue il suo impegno per affrontare una delle sfide più urgenti del nostro tempo: l’adattamento climatico e la gestione sostenibile delle risorse idriche. L’acqua è infatti una risorsa sempre più preziosa e il nostro territorio è già esposto a fenomeni estremi ma è anche oggetto di investimenti senza precedenti per garantire una gestione sicura e efficiente dell’acqua insieme ad Acea con risultati sempre migliori di riduzione delle perdite nella rete idrica. In parallelo dobbiamo diminuire i consumi della preziosa acqua di sorgente attraverso nuovi progetti di recupero e riuso delle acque, su cui Roma è già un laboratorio di innovazione che vogliamo accelerare coinvolgendo tutti gli attori istituzionali e economici. Oggi è la prima tappa di un percorso di lavoro nuovo e ambizioso affinché il riuso delle acque diventi sempre più un elemento centrale della nostra strategia climatica, in cui si tengono assieme sicurezza, innovazione e vivibilità urbana” ha commentato il Sindaco Roberto Gualtieri.
“La città tra risorse di Roma Capitale, Acea e Governo dispone di 2,6 miliardi in 6 anni. Gli interventi principali riguardano la riduzione degli allargamenti, il rafforzamento dell’approvvigionamento tramite la realizzazione della seconda galleria idraulica del Peschiera e la riduzione delle perdite nella rete. In un solo anno abbiamo risparmiato l’acqua di una città di 100.000 abitanti. L’obiettivo che ci siamo dati è quello di ridurre ulteriormente le perdite e questo traguardo sarà raggiunto entro fine mandato”, ha dichiarato l’assessora ai Lavori Pubblici Ornella Segnalini.
“La nostra Amministrazione ha elaborato un modello di gestione della risorsa idrica, che è parte del Piano di Adattamento al Cambiamento climatico, basato sul recupero, riuso e riutilizzo. La risorsa acqua non è infinita: dobbiamo coinvolgere i cittadini e sensibilizzarli ad un uso più consapevole. È quanto, ad esempio, stiamo facendo con gli orti urbani, su cui abbiamo investito nel dotarli di contenitori per la raccolta e il riuso delle acque piovane. Inoltre, Roma ha attivato una collaborazione con ISPRA, per il monitoraggio e la valorizzazione della rete dei pozzi e delle falde sotterranee: risorse preziose, ad esempio, per irrigare parchi e giardini. Nei nostri progetti, come nel Parco di Corviale, stiamo adottando soluzioni sostenibili, tra cui il rain garden, fondato sul recupero dell’acqua piovana. I grandi interventi strutturali sulla rete idrica vanno accompagnati da azioni diffuse che coinvolgano la cittadinanza e rafforzino una cultura dell’acqua, come bene comune primario da salvaguardare”, ha dichiarato Sabrina Alfonsi, assessora all’Ambiente di Roma Capitale.
Focus sulla gestione delle risorse idriche
L’incontro – spiega Roma Capitale in una nota – ha messo in evidenza il tema della gestione delle risorse idriche in tutta la sua urgenza, di fronte ai sempre più ricorrenti e lunghi periodi di siccità, accompagnati da ondate di calore seguiti dall’alternarsi di piogge intense e alluvioni.
A Roma si stanno investendo risorse – continua la nota – per mettere in sicurezza gli approvvigionamenti idrici, mentre Acea ha già ridotto sensibilmente le perdite, abbassandole al 27% rispetto ad una media nazionale del 41, grazie ad interventi di ammodernamento e digitalizzazione delle reti. Sono inoltre in corso i lavori di raddoppio dell’acquedotto Peschiera con un investimento di 1,2 miliardi e di realizzazione interventi attesi da anni in tante periferie su reti fognarie e collettori.
Il convegno ha affrontato quella che è la nuova grande sfida che tutte le aree urbane hanno di fronte: ossia quella del recupero e riuso delle acque. Per Roma vuole dire ridurre i consumi dell’acqua che arriva dall’Appennino o da pozzi che la prelevano da falde sempre più in difficoltà. Oggi è infatti possibile utilizzare le acque che provengono dai depuratori, dal recupero e dal riciclo. Ad esempio, per lavare le strade, per i mezzi pesanti pubblici, per affrontare gli incendi e alimentare le attività produttive e agricole o per innaffiare parchi, giardini e alberi.
Nel 2024 a Roma sono stati consumati 261 milioni di metri cubi di acqua, tra gli usi residenziali, industriali e artigianali, agricoli e per le altre attività cittadine. Nello stesso anno i depuratori di Roma, gestiti da Acea Ato 2, hanno trattato oltre 488 milioni di metri cubi di acqua. Si tratta di numeri che fanno comprendere le potenzialità che esistono per sostituire all’acqua potabile (utilizzata per il 95% dei consumi) l’acqua depurata.
L’obiettivo di Roma Capitale è dunque quello di accelerare nella direzione del recupero delle acque coinvolgendo tutti gli attori istituzionali ed economici, di approfondire le barriere normative da superare, le potenzialità del riuso e le scelte di investimento. Dai grandi progetti che riguardano i depuratori, a quelli più piccoli, come il potenziale riciclo dell’acqua dei cosiddetti “nasoni”, le fontanelle di acqua potabile pubblica che rappresentano un patrimonio della nostra città e che si vuole difendere ed estendere.
Oggi la gestione delle acque è uno dei più importanti laboratori di innovazione ambientale, ricerca e lavoro nel mondo. E Roma vuole essere protagonista in questa sfida con nuovi e importanti progetti che già vedono protagonista Acea con cinque progetti in corso per circa 15 milioni di euro di investimenti per il riutilizzo di acque di depurazione per agricoltura, attività produttive, usi civili e con nuovi progetti che si vogliono avviare in collaborazione con Ama e Atac per mezzi e impianti, e con il Dipartimento Ambiente per l’irrigazione dei parchi di Roma.
Il Dipartimento capitolino Ambiente e ISPRA stanno portando avanti un sempre più esteso monitoraggio dei pozzi nei parchi per verificare lo stato di salute della falda e capire le soluzioni per rafforzare i progetti di forestazione, la biodiversità, il contrasto alle ondate di calore estive o banalmente il servizio di irrigazione di giardini, piante, orti urbani.
Assieme alle imprese si vogliono spingere e incentivare tutte le potenzialità di recupero e riuso all’interno degli impianti e utilizzare l’acqua che esce dai depuratori per tutte le funzioni compatibili, per avere approvvigionamenti certi, come oggi i pozzi non riescono a garantire per la situazione della falda, conclude la nota.