Greenpeace commenta con cauto ottimismo il via libera al Recovery plan dal quale il governo sembrerebbe aver eliminato lo stanziamento di fondi, inizialmente ipotizzati, a favore di Eni per i progetti di Cattura e stoccaggio della CO2 (CCS) a Ravenna e per presunte bioraffinerie, impianti di produzione di carburanti da plastiche non riciclabili.
«Apprezziamo la correzione di rotta e auspichiamo che simili progetti non riemergano in una fase più avanzata. Da parte nostra continueremo a chiedere a Eni di abbandonare gli investimenti per l’estrazione di idrocarburi e investire davvero nelle rinnovabili, tanto decantate nei suoi slogan, alle quali vanno invece solo le briciole. E visto che con il 30% di partecipazione statale, tutte e tutti noi siamo “azionisti” dell’Ente Nazionale Idrocarburi, ci aspettiamo dal governo che prema per una fondamentale trasformazione dell’azienda, coerente con gli obiettivi di decarbonizzazione della CoP21 di Parigi», commenta Chiara Campione di Greenpeace Italia.
In termini generali, il testo licenziato dal Consiglio dei ministri sembra avere una direzione condivisibile su alcuni temi ma con diverse incongruenze. Greenpeace Italia sostiene però che, senza il dettaglio sui progetti da implementare e gli obiettivi misurabili che si intendono ottenere, il percorso di approvazione del PNRR in sede europea potrebbe diventare una corsa con troppi ostacoli da superare.Il livello di ambizione di alcuni dei 47 progetti infatti rimane al di sotto delle aspettative.
«Da settembre seguiamo lo sviluppo delle linee guida che hanno portato alla redazione delle diverse bozze del PNRR” – continua Chiara Campione – “Dozzine di documenti in cui la parola “sostenibile” o “green” venivano ripetute centinaia di volte senza che se ne potesse misurare la concretezza. Dopo tutti questi mesi, ci saremmo aspettati di poter valutare progetti concreti che dessero una visione di speranza per un futuro verde e di pace da consegnare alle nuove generazioni ed al Pianeta. Ma, al momento, così non è».