3,8 miliardi di persone nel mondo indifese dagli impatti dei cambiamenti climatici | Rapporto OIL

Secondo un nuovo rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, i governi devono sfruttare appieno il potenziale della protezione sociale universale per adattarsi ai cambiamenti climatici, mitigarne gli effetti e realizzare una transizione giusta. La protezione sociale aiuta le persone e le società ad adattarsi a una nuova realtà climaticamente volatile e facilitando una giusta transizione verso un futuro sostenibile. Nei 20 paesi più vulnerabili alla crisi climatica, il 91,3 per cento delle persone (364 milioni) non beneficia ancora di alcuna forma di protezione

Secondo un nuovo rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), i governi non riescono a sfruttare appieno il potenziale della protezione sociale per contrastare gli effetti della crisi climatica e sostenere una transizione giusta. Il report rileva inoltre che i paesi più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico spesso hanno i livelli più bassi di protezione sociale.

Il Global social protection report 2024-26: Universal social protection for climate action and a just transition mostra che, per la prima volta, più della metà della popolazione mondiale (52,4 per cento) beneficia di una qualche forma di copertura sociale. Questa cifra è in aumento rispetto al 42,8 per cento registrato nel 2015, anno in cui sono stati adottati gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Tuttavia, nei 20 paesi più vulnerabili alla crisi climatica, il 91,3 per cento delle persone (364 milioni) non beneficia ancora di alcuna forma di protezione sociale. Più in generale, nei 50 paesi più vulnerabili al clima, il 75 per cento della popolazione (2,1 miliardi di persone) non beneficia di alcuna protezione sociale. A livello globale, la maggior parte dei minori (76,1 per cento) non beneficia ancora di una protezione sociale efficace. Esiste anche un significativo divario di genere: la copertura effettiva delle donne è inferiore a quella degli uomini (rispettivamente 50,1 e 54,6 per cento).

Queste lacune sono particolarmente importanti, dato il ruolo potenziale della protezione sociale nel mitigare gli effetti del cambiamento climatico, aiutando le persone e le società ad adattarsi a una nuova realtà climaticamente volatile e facilitando una giusta transizione verso un futuro sostenibile.

“Il cambiamento climatico non conosce confini e non è possibile costruire un muro per tenere fuori la crisi. La crisi climatica colpisce tutti noi e rappresenta oggi la minaccia più grave alla giustizia sociale”, ha affermato Gilbert F. Houngbo, Direttore generale dell’OIL. “Molti dei paesi che subiscono le conseguenze più brutali di questa crisi sono particolarmente impreparati ad affrontarne gli effetti sull’ambiente e sui mezzi di sussistenza. Dobbiamo riconoscere che ciò che accade alle comunità colpite ci riguarda tutti…”

La protezione sociale può aiutare le persone ad adattarsi e a far fronte agli shock legati al clima fornendo benefici di protezione sociale, come la sicurezza del reddito e l’accesso all’assistenza sanitaria.

Inoltre, la protezione sociale può proteggere le famiglie, i lavoratori e le imprese durante la transizione verde e consentire pratiche economiche più sostenibili. Ciò include il sostegno ai lavoratori attraverso la formazione e il miglioramento delle competenze, in modo che dispongano delle conoscenze e competenze necessarie per lavorare nei settori verdi e a bassa emissione di carbonio. La protezione sociale garantisce inoltre che tutti i posti di lavoro siano dignitosi e siano dotati delle protezioni e benefici adeguati.

“La protezione sociale è essenziale per garantire che la transizione energetica verde e a basse emissioni di carbonio non lasci indietro nessuno. L’imperativo di rendere la protezione sociale universale non è solo etico, ma anche pratico: sostenendo e proteggendo i lavoratori ovunque, possiamo contribuire ad alleviare i timori legati alla transizione, il che è essenziale per mobilitare l’opinione pubblica a favore di una transizione giusta e sostenibile”, ha aggiunto il direttore generale.

Tuttavia, nonostante la protezione sociale possa svolgere il ruolo di catalizzatore e facilitatore di un’azione climatica positiva, i governi non riescono a sfruttarne al meglio il potenziale, in gran parte a causa delle persistenti lacune nella copertura e della scarsa qualità e dell’insufficienza degli investimenti.

In media, i paesi destinano il 12,9 per cento del loro prodotto interno lordo (PIL) alla protezione sociale (esclusa la sanità). Tuttavia, mentre i paesi ad alto reddito vi dedicano in media il 16,2 per cento, i paesi a basso reddito assegnano solo lo 0,8 per cento del loro PIL alla protezione sociale. I paesi a basso reddito — che includono gli Stati più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico — hanno bisogno di ulteriori 308,5 miliardi di dollari all’anno (52,3 per cento del loro PIL) per garantire almeno la protezione sociale di base. Per raggiungere questo obiettivo sarà necessario il sostegno internazionale.

Il rapporto chiede un’azione decisiva e integrata per colmare i divari di protezione, affermando che “è tempo di puntare più in alto” e investire in modo significativo nella protezione sociale. Il rapporto offre importanti raccomandazioni per orientare le politiche e garantire risultati efficaci e sostenibili:

  • Prepararsi ai rischi “normali” lungo l’intero ciclo di vita delle persone e agli shock legati al clima, mettendo in atto sistemi di protezione sociale ex ante e garantendo che tutti abbiano una protezione sociale adeguata.
  • Utilizzare la protezione sociale per sostenere gli sforzi di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico e garantire il sostegno dell’opinione pubblica a queste misure.
  • Dare priorità agli investimenti nella protezione sociale, compreso il sostegno esterno ai paesi con uno spazio fiscale limitato.