Secondo l’EcoAtlante di Ispra, il consumo di suolo nel 2021 torna a crescere e segna il valore più alto degli ultimi 10 anni. Già a luglio 2022, il rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” realizzato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), aveva sollevato la necessità di arginare una deriva preoccupante. Tra il 2006 e il 2021, infatti, l’Italia ha perso 1.153 km2 di suolo naturale o seminaturale, con una media di 77 km2 all’anno a causa principalmente dell’espansione urbana e delle sue trasformazioni collaterali che, rendendo il suolo impermeabile, oltre all’aumento degli allagamenti e delle ondate di calore, provoca la perdita di aree verdi, di biodiversità e dei servizi ecosistemici.
Nel 2021, con una velocità che supera i 2 metri quadrati al secondo e con una media di 19 ettari al giorno, la perdita di terreno arriva a sfiorare i 70 km2 di nuove coperture artificiali in un solo anno. Il cemento ricopre ormai 21.500 km2 di suolo nazionale, dei quali 5.400, un territorio grande quanto la Liguria, riguardano i soli edifici, che rappresentano il 25% dell’intero suolo consumato.
Sull’EcoAtlante, strumento completo di dati, mappe e trend, è facile anche constatare quanto gli edifici incidano sulla perdita di suolo: nel 2021 oltre 1.120 ettari sono stati coperti dalla costruzione di nuovi edifici che si distribuiscono tra aree urbane (32%), aree suburbane e produttive (40%) e aree rurali (28%). Prosegue inoltre il consumo di suolo dovuto alla costruzione di nuovi poli logistici, ben 323 ettari nel 2021 prevalentemente nel Nord-Est (105 ettari) e nel Nord-Ovest (89 ettari), alcuni dei quali rilevati anche in aree a pericolosità idrogeologica elevata.
Poche invece le nuove istallazioni a terra di impianti fotovoltaici fotografate dal Snpa nel 2021 (70 ettari), ma gli scenari futuri prevedono un importante aumento nei prossimi anni stimato in oltre 50 mila ettari, circa 8 volte il consumo di suolo annuale. La mappa dell’EcoAtlante evidenzia in giallo gli oltre 17 mila ettari occupati oggi da questo tipo di impianti, in modo particolare in Puglia (6.123 ettari, circa il 35% di tutti gli impianti nazionali), in Emilia-Romagna (1.872) e nel Lazio (1.483).