In un momento storico nel quale la sensibilità umana verso l’ambiente deve compiere per forza dei passi significativi, anche lo sport sta dando vari segnali da questo punto di vista. Sono tanti, infatti, gli sportivi di varie discipline che hanno fatto passare un messaggio importante riguardo la loro diretta implicazione nella lotta al riscaldamento globale attraverso politiche di sostenibilità concrete, come ad esempio quello della transizione energetica. Tra i calciatori, che sono senza dubbio la categoria più esposta a livello mediatico in tutto il mondo, vi è il caso di Morten Thorsby, centrocampista della Sampdoria, il quale ha ultimamente reso pubblica la sua militanza ecologista urbi et orbi. Nato in Norvegia, ma ormai in Italia da un po’ di anni, il mediano blucerchiato porta avanti la sua battaglia ideologica cambiando, per prima cosa, il suo numero di maglia e scegliendo il 2 in onore degli accordi di Parigi relativi proprio alla lotta al riscaldamento climatico.
Poi, come se non bastasse, fondando egli stesso la fondazione senza scopo di lucro We Play Green, attraverso la quale intende sensibilizzare alle tematiche ambientali, non solo il mondo del calcio, ma anche tutti coloro che lo seguono. Il suo impegno è assoluto e si riflette anche nella sua iniziativa a prendere meno volte che può gli aerei, anche negli spostamenti più lunghi con la squadra, in modo da ridurre in modo sensibile il suo impatto sull’ambiente.
Dai calciatori alle società sportive: più attenzione per l’ambiente
Oltre all’iniziativa personale di Thorsby, tuttavia, ve ne sono altre che meritano di essere segnalate. Ci sono tre squadre di Serie A, infatti, che hanno previsto la produzione delle loro maglie attraverso plastica riciclata: parliamo di Lazio, Bologna e Inter. Secondo le quote delle scommesse sullo sport di William Hill disponibili online all’inizio di novembre, quest’ultima è una delle grandi candidate alla vittoria dello Scudetto. L’obiettivo di queste tre società è, dunque, quello di sensibilizzare in maniera diretta i loro tifosi, cercando di far capire loro quanto anche l’impegno di ognuno sia importante in questa gara contro il tempo per poter salvare il nostro pianeta.
Una delle squadre che prima di tutte si era mossa a questo proposito, tuttavia, fu l’Udinese, la quale nel 2019 concluse i lavori della Dacia Arena, il suo nuovo e splendido stadio, per renderlo il più sostenibile possibile. Per fare tutto ciò la società friulana ha puntato sulla riduzione da 41.000 a 25.000 spettatori, in modo da risparmiare in maniera effettiva quasi il 20% dell’energia rispetto a quella utilizzata nel vecchio stadio, ossia il Friuli. Inoltre, questo impianto è stato interamente ricoperto da un sistema fotovoltaico e, grazie all’accordo con la multinazionale Bluenergy, è stata garantita una totale copertura energetica: l’obiettivo è raggiungere in poco tempo un lievissimo impatto ambientale, e lo stesso vale per il sistema di riscaldamento della struttura.
Un altro stadio che oggi spicca per la sua elevata sostenibilità ambientale è l’Allianz Riviera di Nizza, definito il primo impianto calcistico ecocompatibile d’Europa. Questo stadio sfrutta soprattutto il forte vento che spira sulla città della Costa Azzurra, ricavando in modo diretto l’energia utilizzando la potenza della velocità di questo elemento naturale.