È stata pubblicata dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) la classifica della qualità dell’aria nel continente, stilata valutando l’indicatore delle polveri ultrafini (PM2,5) in 323 città dell’Unione Europea. Nel quadro d’insieme, nessuna novità: la mappa dell’Europa ritrae i già ben noti agglomerati di punti rossi in Pianura Padana e nei Paesi dell’Est Europa. A fronte di un progressivo miglioramento registrato nell’Europa centrale, sono questi gli zoccoli duri in cui la qualità dell’aria continua ad essere cattiva. La sorpresa emerge dal fondo della classifica: Cremona è penultima, in 322° posizione, peggio di lei solo Nowi Sacz, nel sud della Polonia. Risalendo la classifica, tra le città in cui l’aria è comunque classificata come ‘cattiva’, si ritrovano altre città lombarde, a partire da Brescia (al 315°posto), Pavia, Bergamo, ma bisogna risalire di una ventina di posizioni per trovare le grandi: Milano occupa la posizione 303. Solo Lecco (222) si distingue per una qualità dell’aria che è solo ‘mediocre’.
Una cattiva qualità dell’aria che, nelle piccole città della bassa Padana, ha cause che non possono essere riconducibili esclusivamente a traffico e riscaldamento, ma sulle quali pesa sempre di più il contributo emissivo degli allevamenti intensivi. Consultando gli inventari delle emissioni (www.inemar.eu) per la provincia di Cremona, per esempio, si riscontra che nel territorio provinciale vengono emesse polveri ultrafini per 781 tonnellate annue (il 51% da combustioni di biomasse per riscaldamento), ma molto maggiori sono le emissioni di sostanze che funzionano da precursori delle stesse polveri: ammoniaca (ben 18.241 tonnellate annue, il 99% da fonti agrozootecniche) e ossidi d’azoto (6.503 tonnellate annue, il 41% da trasporti su strada). La situazione per la Lombardia è resa critica dal fatto che in regione si concentra quasi un terzo dei bovini allevati in Italia, e oltre la metà dei suini nazionali.
“Il carico zootecnico rappresenta una fonte prioritaria di emissioni inquinanti: non sarà possibile alleviare il quadro scadente della qualità dell’aria nella nostra regione senza affrontare il nodo della sostenibilità dell’allevamento intensivo. Nella prossima PAC occorre prevedere misure che perseguano la riduzione del numero di animali allevati, oltre a mitigare l’impatto della gestione dei reflui di allevamento, supportando gli investimenti agroambientali delle aziende” commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia.